Un grande cammino storico per conoscere un territorio remoto, eppure straordinariamente vicino alla Capitale, che ospitò un’antica popolazione italica, oggi sconosciuta ai più. Nasce così la Via Amerina, che in realtà è una riscoperta: rappresenta infatti l’asse portante della storia e della cultura dell’Ager Faliscus, l’area geografica così chiamata dai Romani e situata nella bassa Tuscia, tra i confini naturali del Tevere, dei Monti Cimini e Sabatini e del Soratte.

 

Una zona di straordinaria bellezza naturalistica, dove da millenni l’elemento selvaggio incontra l’architettura antica, dando vita a scenari mozzafiato. A caratterizzare l’ambiente sono le forre: canyon ricoperti da fitta vegetazione, scavati dai numerosi corsi d’acqua che scorrono al loro interno.

È in questa cornice che si diramano numerosi sentieri incuneati nel verde scuro dei boschi, nascondendo spettacolari necropoli e ruderi dalle origini misteriose. Le caratteristiche di questa antica via, che procede tra ponti e tagliate scavate nel tufo, permettendo di attraversare le forre e abbreviare le distanze, la rendono una delle strade meglio conservate dell’Etruria meridionale e una delle prime importanti testimonianze dell’espansionismo romano.

 

L’Amerina raggiunge l’Umbria da Roma, facendo capolinea ad Amelia, in provincia di Terni. Costruita nel IV secolo a. C., venne completata dopo la distruzione della capitale falisca Falerii Veteres – l’attuale Civita Castellana – nel 241 a. C. Nello stesso periodo i Romani costruirono la città di Falerii Novi, su un territorio pianeggiante, quindi più facile da controllare rispetto alla prima, arroccata su uno sperone di tufo.

 

Alberto Renzi, manager nella Destination Management Organization del Biodistretto della Via Amerina e delle forre, spiega che «questo percorso storico, detto anche Cammino della luce, si svolge in circa 250 chilometri suddivisi in 12 tappe, unendo Roma a Perugia in un tragitto bidirezionale, da fare a piedi o in bicicletta». Lungo l’antica via romana, aggiunge, «si possono scoprire paesaggi e borghi splendidi, come Orte, Nepi, Corchiano, Gallese, Vasanello e Castel Sant'Elia, e una comunità che si prende appassionatamente cura del loro territorio».

Altra caratteristica notevole dell’Amerina – peraltro tipica del pensiero romano applicato all’ingegneria civile – è il suo procedere in linea retta, rispetto alle vie tradizionali che seguivano la morfologia dell’ambiente. Tra gli antichi splendori giunti ai nostri occhi, merita una visita speciale il sito archeologico del Cavo degli Zucchi, la più ampia necropoli falisca esistente, ricca di fascino e mistero. Situata a pochi chilometri da Fabrica di Roma, vicino a Falerii Novi, presenta un tratto dell’antica Amerina perfettamente conservato, con alcune tombe impressionanti, scavate sulle pareti della tagliata. I principali reperti recuperati durante gli scavi, oggi esposti al Museo dell’agro falisco di Civita Castellana, testimoniano il ruolo centrale che la via ebbe tra il V secolo a. C. e il X d. C., durante le invasioni barbariche. Le battaglie tra Bizantini e Longobardi si giocarono proprio sull’Amerina, che costituiva il cosiddetto corridoio bizantino, unico collegamento esistente tra Roma e l’esarcato di Ravenna, circoscrizione amministrativa dell’epoca. Successivamente, con la scissione tra la Chiesa di Roma e l'impero bizantino, la via perse la sua importanza.

 

Oggi il Biodistretto della Via Amerina e delle forre vuole prendersene cura come “bene comune” e stimolare camminatori e ciclisti a riscoprire l’agro falisco. Il progetto è nato nel 2013 grazie all’intuizione dei produttori biologici della zona e di recente è stato riconosciuto ufficialmente dalla Regione Lazio. Il Biodistretto si impegna in difesa del territorio, promuovendo il riciclo dei rifiuti, l’uso dei fitofarmaci, il risanamento delle cave, la gestione sostenibile delle risorse energetiche e un modello biologico di produzione e consumo. Opera su un’area che conta oltre 70mila abitanti e coinvolge 13 comuni della provincia di Viterbo, da Calcata a Civita Castellana, da Corchiano a Faleria, passando per Nepi, Orte e Vignanello.

In questa zona la transizione Forre, dette i Cavoni di Nepi (Viterbo) Forre di Corchiano (Viterbo) ecologica è in piena attuazione, tutti i comuni sono Ogm free e l’agricoltura biologica viene praticata su oltre il 40% della superficie agricola, coinvolgendo più di 600 aziende.

 

Dunque, l’Amerina-Cammino della Luce è il simbolo di questa connessione tra passato e futuro, una spina dorsale da cui si diramano numerose altre proposte escursionistiche nell’agro falisco, dando vita a un distretto non solo del bio ma anche dell’outdoor. Sotto il claim di Alt(r)o Lazio, vengono confezionate proposte indirizzate al turismo sostenibile e alla mobilità dolce, mettendo a sistema anche altri percorsi esistenti come il Cammino Tuscia 103, la rete sentieristica del Club alpino italiano, itinerari in mountain bike e gravel. Ma anche le aree archeologiche, i borghi e i beni ambientali come il Parco naturale Valle del Treja, il Monumento naturale Forre di Corchiano e l’Oasi WWF di Pian Sant’Angelo, a Corchiano, che tutela le proprietà della famiglia di Fulco Pratesi, fondatore del WWF Italia.

 

In questo contesto variegato, gioca un ruolo di primo piano il borgo di Nepi: non soltanto come “città dei Borgia” ma anche per le sue origini etrusche, che rappresentano un’affascinante anomalia in un’area spiccatamente falisca.

Fondamentale la presenza della rete ferroviaria, visto che per raggiungere la Via Amerina, è sufficiente prendere un treno fino a Orte. «Si può conoscere l’Alt(r)o Lazio in maniera lenta raggiungendo Orte, Gallese o una delle altre stazioni collegate con Roma. Quindi proseguire a piedi o in bicicletta scegliendo uno dei tanti percorsi tematici e ad anello per godersi uno o più giorni in un territorio ancora poco conosciuto», commenta Vanessa Losurdo, referente turismo del Biodistretto. Tutti coloro che sono impazienti di mettersi in cammino possono iscriversi all’eco-trekking del 22 aprile a Corchiano sul tema Via Amerina bene comune: alla partenza vengono consegnati a ogni partecipante un sacchetto e un paio di pinze per pulire l’antico basolato.

 

Da segnare in calendario anche l'iniziativa di Natura senza barriere, prevista nella zona il 24 e 25 giugno, per promuovere la partecipazione all'escursionismo delle persone con disabilità. Da non perdere anche i due appuntamenti di In cammino per la Terra organizzati dal 26 al 28 maggio per conoscere le antiche tradizioni dei Monti Cimini, dal 5 all’8 ottobre per attraversare i borghi sospesi dell’agro falisco. Per chi invece volesse sperimentare un cammino in piena autonomia, è tempo di compiere la propria personale scoperta dell’Amerina.