Un cammino lento per approfondire e capire quanto sia bella l’Italia enologica. Da nord a sud non c’è che l’imbarazzo della scelta per coniugare paesaggi, arte, cultura e sapori che ci regalano emozioni, suggestioni e momenti di piacere.

 

Dagli eleganti colli toscani, nella zona del Chianti Classico, alla Sicilia, con le pendici dell’Etna e la campagna di Caltanissetta. Si passa dal verde dell’Abruzzo a quello della Franciacorta, dalle campagne di Reggio Emilia, patria del Lambrusco, a quelle piemontesi dove regna il vitigno Nebbiolo, dai raffinati acini passiti di Breganze, nel vicentino, all’orgoglio sardo del Vermentino.

 

Lo sviluppo dell’enoturismo ha raggiunto e fidelizzato un crescente numero di appassionati che amano passeggiare tra i vigneti, visitare le cantine e scoprire quanto ci sia intorno e dietro a una bottiglia: storie di passione, di impegno, di famiglia e di grande rispetto per l’ambiente. L’offerta dei territori vinicoli, anche attraverso i percorsi suggeriti dai consorzi, è sempre più curata e organizzata attraverso degustazioni, abbinamenti con la cucina tipica della zona, merende e cene tra i filari. Il connubio tra le strade del vino e i siti artistici e culturali da scoprire, situati molto spesso a brevissima distanza, è piacevole.

E il treno è senza dubbio il modo migliore per muoversi quando l’obiettivo è gustare e approfondire, ricordando sempre che è bene non guidare quando si va per cantine. Grazie alla capillarità del servizio regionale è possibile raggiungere tutte le località vinicole. Inoltre, sono numerose le ferrovie più piccole e territoriali, come le Ferrovie del Sud Est in Puglia, che regalano meravigliosi paesaggi, così come le iniziative rivolte ai winelover promosse dalla Fondazione FS con i treni d’epoca.

In Franciacorta il sistema regionale permette di attraversare agevolmente le diverse aree della Docg tra il Lago d’Iseo e il Monte Orfano. Così è per il Piemonte, il Veneto e la Toscana. Per chi desidera fare esercizio fisico gustando anche la bellezza della natura, la bicicletta è senz’altro un’ottima soluzione. La si porta comodamente al seguito sui treni e la si utilizza per andare di cantina in cantina.

 

Settembre è il mese centrale per il mondo del vino: tra la metà di agosto e i primi di ottobre, a seconda delle zone, inizia la vendemmia, l’attività a pieno ritmo che mette alla prova l’intero ciclo produttivo di una cantina. Un momento dove i minuti sono importanti, in particolare nel tragitto dell’uva dal tralcio alla cantina di lavorazione, dove deve giungere al momento giusto e alla temperatura ideale.

Produttori ed enologi sono concordi nel commentare che la vendemmia 2020 potrebbe essere – il condizionale è sempre d’obbligo quando è la natura a decidere – quella di una buona annata. Il livello qualitativo è alto e di bella fattura, grazie anche alle escursioni termiche adeguate e al giusto bilanciamento tra caldo e pioggia. Forse si prevede un 15-20% in meno come quantità, in alcune zone, rispetto al 2019. Per sapere cosa ci attende abbiamo raccolto alcuni pareri lungo la Penisola, isole comprese. Ecco qualche prezioso suggerimento per assaporare al meglio il tempo della vendemmia.

 

«Sarà una buona stagione, al netto di qualche grandinata nel Vulture e nell’estrema zona del primitivo di Manduria. La produzione c’è e la pioggia è in giusta alternanza rispetto alla fase vegetativa. Quindi avremo qualità e quantità», spiega Fabio Mecca, enologo di grande esperienza e consulente di numerose cantine nel centro e sud Italia. Per capire come lavora, da provare Morrone 2015 della Tenuta Santa Lucia nel Lazio, un Syrah in purezza che fa 14 mesi di legno nuovo e 12 in acciaio, e Ferule 2018 della Cantina Valdi Neto a Crotone, un taglio di Greco bianco e Chardonnay fermentato in legno nuovo e affinato in bottiglia.

Chianti classico in affinamento

Positivo e fiducioso anche Francesco Ricasoli che attende il suo Sangiovese nei vigneti del Castello di Brolio, a Gaiole in Chianti, per onorare con i suoi vini un territorio di straordinaria valenza enologica. Il Chianti Classico Brolio 2018 matura nove mesi circa in tonneau di secondo e terzo passaggio ed è davvero strepitoso. Possente e di grande carattere anche il Colledilà 2017, Sangiovese in purezza da un unico vigneto.

 

Da scoprire la Docg Tullum, che nasce come la più piccola Doc d’Italia ed è stata la prima denominazione territoriale in Abruzzo. Insiste su un territorio estremamente limitato, 300 ettari nel comune di Tollo (CH). «In Abruzzo, in particolare per le denominazioni Pecorino e Passerina, ci sono le condizioni ideali per una buona vendemmia, che con ogni probabilità comincerà anche prima rispetto all’anno scorso», conferma Andrea Di Fabio, direttore marketing della Cantina Tollo. Da non perdere il Pecorino, con sentori di frutti e fiori e una solida rotondità, e la Passerina di bella mineralità e freschezza della Cantina Feudo Antico.

In Sicilia raggiungiamo Diego Cusumano, proprietario con il fratello Alberto dell’omonima azienda: «Un’annata meravigliosa, uva sana e perfetta già in agosto. Se uno potesse bere le vigne, sarebbe il miglior toccasana per tutti i problemi», esclama. In bottiglia proviamo Disueri Nero d’Avola 2018, prodotto da terreni calcarei a 400 metri, nella tenuta San Giacomo a Butera (CL). Il nome viene dall’omonimo torrente Disueri che portava in campagna l’acqua, bene prezioso e raro. Un vino di bella acidità ed eleganza.

 

La Sardegna è terra di bottiglie intense dai caratteri precisi, ricchi d’orgoglio, come la gente che le produce. Una ricchezza straordinaria. Anche in quest’isola il clima è positivo: «Ci aspettiamo un’annata regolare per la media climatica e meteorologica sarda, con un leggero anticipo sul germogliamento», dice Stefano Cova, enologo di Cantina Mesa, nel basso Sulcis. «Abbiamo avuto poca acqua al sud, ma la quantità è in linea. E c'è stata una bella escursione termica, ideale per confidare in una buona annata».

Si prosegue con la cantina fondata dal celebre pubblicitario Gavino Sanna, oggi parte del Gruppo Vinicolo Santa Margherita. Interprete pieno della Sardegna, la cantina si esprime ad alti livelli con Opale, Vermentino del Sulcis di grande armoniosità, dritto come un giunco, che si piega a sentori vellutati. Da degustare anche il Buio, Carignano in purezza ricco e aristocratico.

Appassimento delle uve

Tornando al nord, tappa a Breganze, piccolo fazzoletto di straordinario valore per il settore vinicolo, per raccogliere la fiducia di Maria Vittoria Maculan, enologa dell’azienda di famiglia. «Siamo molto contenti, la quantità di uva è giusta e tutto è a buon punto, il lavoro continua. Cominciamo la vendemmia a inizio settembre con lo Chardonnay e i Pinot». Tra le etichette della Cantina Maculan scegliamo Il Palazzotto, 100% Cabernet Sauvignon, elegante e intenso al naso, asciutto e pieno al palato. Tra i passiti è da provare il Dindarello, uve moscato 100% per un vino di intensi profumi, perfettamente equilibrato e di lunga persistenza.

 

La Franciacorta di Castello Bonomi è invece quella del Monte Orfano, che infonde sapidità e mineralità. «Ottime le aspettative, per l’equilibrio tra sole e pioggia con buona escursione termica utile a profumi e aromi», assicura Roberto Paladin con il fratello Carlo. «A Castello Bonomi è stato svolto un grande lavoro di prevenzione fitosanitaria lavorando in biologico». Bollicine di raffinata eleganza per il Cru Perdu Riserva 2009 di musicale intensità, grande freschezza e anima profonda. Notevole il recente Cuvée 22, con Chardonnay proveniente da ben 22 diversi cru della proprietà. Una bollicina allegra che richiama con forza il territorio.

I vigneti dei fratelli Laura e Cesare Bosio respirano la brezza del Lago d’Iseo e, grazie alla decisa escursione termica della zona, acquisiscono e mantengono una spiccata freschezza e un carattere elegante. «Prevediamo un’annata molto buona, uva sana e meteo davvero adatto», commenta Laura. Due millesimati 2015, da Pinot Nero e Chardonnay, per gustare la produzione della cantina. Il Boschedòr di colore giallo intenso e bouquet elegante, con note speziate e di lieviti, al palato si presenta importante, fresco e complesso. E il Nature, sempre millesimato 2015, giallo paglierino, presenta un bouquet equilibrato con note di lievito e fiori bianchi. Una bollicina delicata, di gusto fresco, sapido e complesso.

 

Diverse ma altrettanto interessanti le bollicine che Alessandro Medici produce con la sua famiglia a Reggio Emilia, terra dove il Lambrusco è cosa seria, e quello della Cantina Medici Ermete, di alto livello. «Rispetto alla scorsa stagione non ci sono stati problemi di peronospora causata dall’umidità, qui spesso presente in pianura», spiega Alessandro. «La quantità è ottima e i parametri di acidità e zuccheri piuttosto buoni, la maturazione procede bene». Per capire quanto il Lambrusco possa essere nobile c’è Concerto Salamino in purezza con intense note di frutta rossa, al palato secco e armonioso. Carezza è l’ultimo nato in casa Medici, un metodo classico da Lambrusco di Sorbara, dinamico, vivace e di spiccata acidità, con un ottimo riscontro.

 

Infine, anche il Piemonte è generoso quest’anno: «Uva splendida che ci rende molto orgogliosi», esclama Denise Marrone della Cantina Marrone a La Morra, nel cuore delle terre del Nebbiolo. Qui l’intensità dei vini è pari a quella dei sapori. Per scoprirlo ecco il bouquet intenso e complesso di Langhe Nebbiolo Doc 2018 e l’eleganza e la pienezza della Barbera Superiore 2017 La Pantalera, termine con il quale nelle Langhe si indicava l’antico sport della pallapugno.

 

Articolo tratto da La Freccia di settembre 2020