È una delle più belle rivelazioni indie degli ultimi anni. Non è un caso, quindi, se la sua Santa Marinella è arrivata fino al palco più importante, quello dell’Ariston, durante la 71esima edizione del Festival di Sanremo. Subito dopo è uscito il nuovo album Tante care cose che, oltre al brano presentato nella Città dei Fiori, contiene le hit Canguro e Un fatto tuo personale. La chiacchierata con Filippo Uttinacci in arte Fulminacci avviene rigorosamente tramite videochiamata.

 

Allora, com’è andata a Sanremo?

Mi sono divertito come un pazzo e ho imparato il linguaggio televisivo, una lezione importante per il mio lavoro. Oltre che una grande occasione per farmi conoscere.

 

Eppure non è stato il classico festival...

Ho avuto la fortuna di non averlo vissuto prima. Me ne parlavano come di un gigantesco luna park di eventi e divertimento. Quest’anno è stato diverso ma io sono comunque un sedentario che non ama le feste , ma preferisce una birretta con gli amici.

 

Come se la passa la musica oggi?

Finché non torniamo ai live con la gente appiccicata che canta non possiamo viverla. Ci arriva alle orecchie solo con dispositivi e piattaforme, e meno male che esistono. Anche se, in Australia, i Tame Impala hanno fatto finalmente un concerto sold out senza problemi, notizia vissuta come una piccola luce in fondo al tunnel.

Nell’album c’è un brano curioso: Miss Mondo Africa. Ce lo spieghi?

È lo spin-off di Le ruote, i motori!: quattro ragazzi bighellonano su un muretto del lungotevere, il sabato pomeriggio dopo la scuola. Un giovane senegalese si avvicina e racconta la sua vita ripetendo la filastrocca: «Africano bianco, bello abbronzato, Miss Mondo Africa, playboy Africa». Ho pensato la canzoncina su uno standard soul, cambiando linea melodica: è la fotografia di un momento di coesione e sorrisi.

 

Nei tuoi testi è sempre molto presente la sera. Perché?

È il momento della riflessione, quando gli impegni sono conclusi e arrivano le preoccupazioni per i giorni successivi, i pensieri su ciò che si poteva fare meglio, ma anche le idee per le canzoni. La sera, in particolare quella estiva, ha una grande potenza.

 

Effettivamente nel disco si sente il sapore dell’estate…

L’ultima in particolare è stata una finestra che ci ha permesso di respirare: si è potuto fare qualcosa in più, con meno preoccupazioni. Ho capito l’importanza di stare con gli amici, la cosa che mi commuove di più al momento.

 

Prossimo viaggio?

In tour, all’arrivo della bella stagione, quando si potranno realizzare live all’aperto, anche se distanziati e con la mascherina. E per fortuna, altrimenti questo disco quando lo suono?

 

Articolo tratto da La Freccia