“Tutti noi di FS Security dobbiamo sentire un grande senso di responsabilità verso le altre società del Gruppo ma soprattutto verso i passeggeri che sui treni e in stazione devono sentirsi sereni e tranquilli anche grazie al nostro lavoro”. Pietro Foroni è da ottobre l’amministratore delegato di FS Security, la società del Gruppo FS che si occupa di sicurezza in stazione e a bordo dei treni. Foroni è entrato nel Gruppo FS dopo una lunga esperienza come amministratore pubblico, avendo ricoperto, tra gli altri, il ruolo di Presidente della Provincia di Lodi, di sindaco di Maleo, di consigliere regionale della Lombardia e in ultimo di assessore al Territorio e Protezione Civile nella Giunta regionale della Lombardia.

 

Per FS Security un AD che viene dal territorio. Rispetto al suo precedente impegno civico e politico, cosa cambia nel suo nuovo incarico?

C’è un insegnamento che porto nel mio nuovo impegno, dopo gli incarichi passati: non esiste l’uomo solo al comando. Contano l’impegno, le idee, il capire le problematiche e soprattutto il saper fare squadra, trovando le soluzioni via via migliori. È importante, insomma, che tutti sentano la responsabilità di risolvere i problemi e di portare soluzioni per affrontare le varie sfide. Rispetto ai miei ruoli passati, però, cambia l’impostazione perché ci sono regole diverse tra la Pubblica Amministrazione e una società.

 

E tra le sue esperienze passate quale maggiormente ha segnato la sua crescita personale e professionale?

Sicuramente quella di amministratore durante i terribili mesi della crisi da Covid-19. Io sono nato a Codogno e nel febbraio del 2020 ero Assessore al Territorio e Protezione Civile della Regione Lombardia. Ricordo candidamente la telefonata dell’allora assessore alla Sanità della Lombardia Giulio Gallera che mi avvisava del primo caso di Covid a Codogno e i gravosi giorni successivi, quelli delle zone rosse e della gestione di un’emergenza senza precedenti. Un’esperienza che mi ha insegnato ad affrontare le varie scelte con razionalità, calma e ad introiettare appieno il senso di responsabilità anche nei momenti emotivamente e politicamente più duri.

Pietro Foroni, AD di FS Security

L'AD di FS Securty Pietro Foroni

Tornando a FS Security: è stato più semplice o complesso porsi alla guida di un’azienda nuova e quindi senza dinamiche consolidate?

Semplice non direi, giacché è vero che c’è stato il vantaggio di poter costruire tutto dal principio, ma guidare un’azienda neonata significa anche non poter avere un confronto con il passato, non avere un benchmark su cui poggiare il proprio lavoro. Tutto questo, in ogni caso, assegna al ruolo che ricopro ancora maggiore senso di responsabilità.

 

E qual è la prima sfida che ha dovuto affrontare come AD?

Il primo impegno che mi sono autoassegnato è stato quello di dare entusiasmo a tutte le persone che lavorano con me. Se io credo fortemente in una missione, in un lavoro, devo trasmettere questa voglia di fare anche a chi lavora al mio fianco che deve avvertire l’importanza del proprio ruolo ogni giorno, per affrontare tutte le sfide grandi e piccole con passione ed anche eccitazione.

 

E come si coniuga questo entusiasmo con un mestiere delicato in cui in gioco spesso in gioco c’è la propria incolumità?

Questa congiunzione può avvenire solo attraverso il dialogo, parlando e cercando di capire quali sono i punti di forza e debolezza di un lavoro. Così si può avere quella necessaria reattività alle problematiche, cercando di capire quali sono le azioni e i compiti che inorgogliscono i nostri operatori.

 

Un esempio concreto di decisione che avete preso in questa direzione?

Per rendere più dinamico il lavoro delle nostre squadre abbiamo rimodulato i turni. Tra novembre e dicembre abbiamo fatto una rimodulazione su quattro tratte (Roma-Formia, Napoli-Villa Literno, Bologna-Piacenza e Piacenza-Milano) facendo sì che le nostre ragazze e i nostri ragazzi non stessero più solo in stazione, ma anche sui treni che così erano anche maggiormente presidiati. Presto aumenteremo questa rimodulazione su 13 linee. Un’altra cosa che ho chiesto è quella di produrre nuove divise più distintive del lavoro di sicurezza che le nostre risorse compiono, in modo da promuovere un maggiore senso di identità e appartenenza.

Illustrazione

Guardando agli obiettivi macro, quali sono secondo lei le sfide di FS Security?

Nel breve periodo vogliamo far diventare FS Security sempre più una società credibile nei confronti delle altre società del gruppo e dei clienti, dimostrando il valore aggiunto che portiamo. La nostra idea di sicurezza sta nella prevenzione, che spesso non si vede, ma questo non vuol dire che non ci sia, anzi. Vuol dire che c’è del lavoro prezioso dietro e che noi dobbiamo sempre valorizzare. Un’altra sfida è quella della digitalizzazione. Nei confronti dell’evoluzione tecnologica dobbiamo essere sempre più ricettivi, guardando a quanto, per esempio, l’intelligenza artificiale può essere d’aiuto nel nostro lavoro. Pensiamo all’uso della videosorveglianza, allo studio dei dati che può essere preziosissimo nella prevenzione dei reati in stazione e a bordo treno. Il tutto, ovviamente, nel pieno rispetto dei diritti delle persone e della privacy.

 

Lei ha parlato di un lavoro, quello della sicurezza, che spesso non si vede. E allora come si misura?

Tutte le nostre attività sono rendicontate al millimetro. Ho chiesto di valorizzare questo aspetto a tutti i nostri collaboratori, non per sfiancare il loro lavoro con la burocrazia, ma per il rispetto stesso del nostro operato a favore dei clienti. Solo se abbiamo parametri di confronto idonei possiamo qualificare e valutare il nostro lavoro.

 

Lei è molto attivo sui social network dove spesso racconta storie di vita vissuta da chi lavora in Fs Security. Quanto è importante l’aspetto umano delle persone che lavorano nella società?

È un elemento fondamentale. Tutti devono far parte della squadra, dello spogliatoio, ciascun con il proprio ruolo. La prima cosa che ho detto quando ho conosciuto gli altri dirigenti è stato: io non voglio yes man, se non concordate con le mie decisioni, ditemelo. Ho sempre apprezzato i collaboratori che stimolano le discussioni, con punti di vista differenti, che individuano i problemi e apportino idee e soluzioni. Per questo da settimane sto girando tutti i presidi di FS Security nel paese: voglio conoscere le persone e capire di persona gli eventuali problematiche dei vari territori.

 

C’è stata in questi mesi una storia, un’operazione che l’ha colpita particolarmente?

Ce ne sono state tante. Mi ha colpito l’acume di due nostri operatori che hanno bloccato una persona che aveva rubato uno zaino a bordo treno, semplicemente guardano il modo trafelato con cui ha abbondonato il mezzo. Questo significa grande capacità di lettura e di previsione. Oppure mi sono complimentato personalmente con altri due collaboratori che hanno individuato un ladro con la sua refurtiva nei bagni di un treno, dimostrando di saper intervenire subito con tempestività.

 

In chiusura, Lei è padre di quattro figli. Cosa si sente di dire ai genitori dei tanti ragazzi che si muovono in treno e nelle stazioni del Paese?

La prima cosa che mi sento di dirgli è che capisco benissimo la loro ansia e la paura per la sicurezza dei loro ragazzi. Ho due figlie di 16 e 14 anni che prendono il treno ogni giorno da Codogno a Lodi e conosco la situazione. Questa empatia mi dà ancora più responsabilità. Ecco perché il nostro lavoro non può e non può e non deve fermarsi alle grandi stazioni, ma si deve applicare anche agli scali di provincia, promuovendo anche l’adozione di soluzioni tecnologiche che possono aiutare tutti quanti a sentirsi più sereni e tranquilli nei nostri luoghi.