Nella vita reale Flavio Insinna ha una paura tremenda degli aghi, ma in tv ha saputo vestire in modo impeccabile i panni del dottore. Lo vedremo il 16 maggio, quando l’attore e conduttore tornerà in prima serata su Rai 1 come protagonista del film A muso duro. La fiction del regista Marco Pontecorvo (nel cast Paola Minaccioni, Claudia Vismara, Francesco Gheghi e Massimo Wertmüller) è tratta da una storia vera, quella straordinaria e ancora troppo poco nota di Antonio Maglio, il medico e dirigente dell'INAIL che promosse i primi Giochi paralimpici della storia, tenutisi a Roma nel 1960, con 400 atleti provenienti da 23 Paesi.

A partire dalla fine degli anni ’50, questo luminare della medicina riprese studi e metodi del neurologo britannico Ludwig Guttmann sul recupero dei paraplegici per dare nuove speranze e dignità alle persone con disabilità. In quell’epoca erano uomini e donne, giovani e anziani lasciati a giacere in un letto di ospedale, tenuti nascosti al mondo e definiti “minorati”. Il dottor Maglio, invece, riuscì a creare a Ostia, sul litorale romano, una struttura avanguardistica, rinomata ovunque, che puntava al loro recupero fisico e psichico grazie allo sport, considerato un efficace e fondamentale strumento di riabilitazione.

Flavio Insinna con il cast del film A muso duro, su Rai 1 il 16 maggio

Quando Flavio Insinna ci ha raggiunto nello studio di FSNews Radio per parlarci di A muso duro, è sembrato evidente che non si trattava di una semplice promozione del film, ma di un coinvolgimento emotivo personale dettato dalla sua vicinanza alla realtà della disabilità. «Questo per me – ha affermato nel corso dell’intervista – non è un semplice film, è un regalo: mio padre era un dottore dell’ospedale Santa Lucia di Roma e, all’età di 6-7 anni, mi portò a vedere per la prima volta una partita di basket in carrozzina. Ancora oggi, 50 anni dopo, sono un supporter della squadra dell’Istituto. Non ho mai potuto ringraziare abbastanza mio padre, ma in quel modo mi aprì un mondo fin da subito, facendomi capire che, anche se non si è medici, bisogna sempre prendersi cura degli altri». Un coinvolgimento dovuto anche alla stessa storia del dirigente dell’INAIL protagonista della fiction: «Con mia madre ho ricostruito le date di quella vicenda e io quasi sicuramente ho incrociato Antonio Maglio da bambino, perché con mio padre andavo alle partite di basket».

Flavio Insinna intervistato da Luca Mattei nello studio di FSNews Radio per il film A muso duro, su Rai 1 il 16 maggio

Ancora oggi sono numerose le sfide per il mondo della disabilità, dalle spese economiche che le famiglie sono tenute a coprire per le cure mediche alle barriere architettoniche che impediscono di compiere azioni semplici e banali solo agli occhi dei normodotati. Su questo versante anche il Gruppo FS Italiane è impegnato da anni per garantire a tutti il diritto alla mobilità. Ad esempio, con le Sale Blu gestite da Rete Ferroviaria Italiana, servizi di assistenza per persone con disabilità e mobilità ridotta che scelgono il treno per i propri spostamenti. Una rete di 330 stazioni in tutto il Paese che ha erogato in 11 anni di attività quasi tre milioni di prestazioni. Ma l’impegno di Ferrovie dello Stato ha interessato anche un’altra battaglia fondamentale, quella linguistica. Nel 2018 accolse presso la stazione di Roma Tiburtina il primo Festival della cultura paralimpica. In quell’occasione c’era anche Flavio Insinna, chiamato a partecipare alla giornata durante la quale la Treccani introdusse nella propria enciclopedia il termine “paralimpico”, per indicare non solo gli atleti, ma tutte le persone con disabilità che praticano una disciplina sportiva. Nel segno del dottor Antonio Maglio.