In cover, un’immagine della manifestazione cicloturistica Eroica (2017) © Paolo Martelli

Treno e bicicletta, due invenzioni dell’800 oggi più attuali che mai. Contemporanee al virtuoso e sempre più diffuso desiderio di vivere nel rispetto dell’ambiente. In sintonia con quello e con se stessi.

 

L’evoluzione tecnologica ha trasformato in due secoli le loro caratteristiche. Le loro performance sono oramai incomparabilmente superiori a quelle dei progenitori. Ma il Dna è ancora quello. Sono gli estremi della mobilità meccanicizzata: da una parte il mezzo in grado di trasportare il maggior numero di persone, centinaia di viaggiatori (l’India non fa testo), dall’altra quello che ne trasporta uno soltanto, o eccezionalmente due, in canna il passeggero, come ci ricorda qualche fotogramma in bianco e nero, o a pedalare dietro, in tandem.

Treno e bici sono un binomio green nel quale il Gruppo FS crede e scommette sempre di più, e sono i protagonisti di una copertina che nello strillo dice come per ripartire sia necessario “pedalare”. Provare fatica e fame, spingere sui pedali come hanno saputo fare i nostri nonni e padri, nel secondo dopoguerra. Trasformare le minacce e i problemi in opportunità. I sussidi, gli aiuti e i fondi del Next Generation EU in occasioni di crescita, sviluppo sostenibile, rinascita.

 

L’abbiamo usata mille volte questa parola: rinascita. Averne inflazionato l’uso non le fa perdere alcun valore. Dobbiamo tenerci stretti la fiducia, la perseveranza, la passione, l’entusiasmo per rifiorire.

Sempre su questo numero della Freccia, dove la bicicletta la fa da padrona, dove il Giro d’Italia ci accompagna a scoprire, e ci ricorda, quanto sia bello, ricco e variegato il nostro Paese, abbiamo dedicato uno spazio speciale a Napoleone Bonaparte. Uno di quegli uomini che hanno lasciato un solco indelebile nella storia della nostra Europa e del nostro Occidente. Perché – sempre utile rammentarlo – è di questa porzione di mondo che parliamo, una porzione che qualche secolo fa sembrava esaurirlo, il mondo. Oggi non più.

 

Oggi sappiamo che non ci si salva da soli, nel nostro pezzo di terra e mare, dove si può annegare anche sapendo o imparando a nuotare. Ma la figura di Napoleone è universale. Lo è nella sua storicità e nell’icastica rappresentazione post mortem che ne fece Alessandro Manzoni, attraverso quei versi del Cinque maggio buttati giù a memoria sui banchi di scuola, mai più dimenticati, e riletti per noi, con raffinata profondità, da Alberto Brandani.

Un insegnamento, non certo l’unico, di un uomo di umili origini capace di elevarsi a condottiero e imperatore sta nell’aver coltivato e perseguito grandi sogni senza mai arrendersi di fronte alla sconfitta, sapendosi rialzare dopo la caduta.

 

«Tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio: due volte nella polvere, due volte sull’altar». Si può e ci si deve rialzare. Dalla polvere della pandemia come da quella delle nostre disgrazie individuali. Dobbiamo rialzarci, e tornare a correre e a viaggiare. In treno e pedalando. Verso il futuro.

Articolo tratto da La Freccia