Dalla stazione di Grosseto a Scansano si impiegano poco più di quaranta minuti di autobus con Tiemme (Toscana Mobilità). L’antico borgo situato sulle colline grossetane, ha un piacevolissimo centro storico con numerose testimonianze architettoniche medioevali e terrazze da cui ammirare il paesaggio della campagna maremmana. Da visitare, oltre alle splendide chiese presenti nel centro, come Madonna delle Grazie, il Convento del Petreto, appena fuori dal borgo. Anch’esso di origine medioevale, viene indicato come un luogo di predicazione da parte di San Bernardino.
Due notevoli lunette settecentesche adornano il portale di ingresso dove si trova la Madonna col Bambino fra san Francesco e san Pietro e l’altare interno, sopra il quale è raffigurato Dio Padre in gloria fra angeli musicanti. Il nucleo originario delle mura della città risale al periodo degli Aldobrandeschi che le eressero tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo. Per seguire la storia religiosa si può raggiungere a pochi chilometri un altro piccolo borgo: Pancole. Risalente al periodo alto-medievale è conosciuto per la chiesa di San Pietro, dove risiedette il conte Ugo dei Cadolingi, detto Ugolino. Successivamente, nel diciassettesimo secolo, sulle fondamenta della chiesa venne costruito il Santuario di Santa Maria.
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La zona è anche ricca di siti archeologici e di castelli, i principali sono Montorgiali, Cotone e Montepò. Quest’ultimo, raro esempio di villa fortificata senese, è oggi proprietà della di Jacopo Biondi Santi che vi produce, insieme al figlio Tancredi vini di altissimo pregio. La nobile Toscana del Castello di Montepò, nell’agro di Scansano, dove le terre diventano vigneti leggendari. Circondato da boschi, ulivi e dalle piccole alture della Maremma, l’antico maniero, fin dal medioevo, è stato l’inespugnabile baluardo a difesa dei confini del feudo, luogo di decisive battaglie, come nella seconda metà del ‘200 quando fu teatro dello scontro tra Carlo I d’Angiò e gli Hohenstaufen.
Una missione che persegue ancora oggi proteggendo i 600 ettari della tenuta, di cui 55 vitati, dove Jacopo Biondi Santi ha trovato le condizioni ideali perché l’interazione vitigno-terroir coronasse il suo ambizioso progetto di valorizzazione vitivinicola. In quest’area le tradizioni vincole hanno origine antichissima, arrivando fino agli etruschi, a cui si devono i primi studi e sperimentazioni sulla coltivazione della vite, sugli innesti, la creazione di ibridi e la disposizione degli impianti.
Un paesaggio carico di storia, emozionante e sincero, che Jacopo Biondi Santi ha eletto al rango più alto dei suoi possedimenti anche per le sue virtù pedoclimatiche. Nella tenuta del Castello di Montepò, concorrono infatti tutte quelle condizioni di altura, conformazione dei terreni, esposizione ai venti e microclimi che ne fanno una realtà vitivinicola unica e, soprattutto, identitaria, terra ideale per la produzione del clone di Sangiovese Grosso, il BBS11, patrimonio esclusivo della famiglia Biondi Santi. Un’autentica dimora del vino che, dal suo sperone di roccia, custodisce oggi le tradizioni e l’arte di una straordinaria avventura enologica.
Tra i vini da degustare Sassoalloro, riserva di struttura e potenza, lo Schdione dal nome medioevale (era l’antico spiedo) intenso ed elegante, fino ad arrivare al nuovo Rosato JT (dalle iniziali di padre e figlio) di notevole struttura e bilanciata acidità, respira nelle sue note Salino il profumo del mare. Ottimo abbinamento a tutto pasto. La visita alla cantina è sicuramente una delle ragioni per perdersi nei paesaggi delle colline impreziosite dai borghi e dai castelli.
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