Meno di un’ora e trenta di viaggio collega la stazione di Torino Porta Susa, servita dall’Alta Velocità, con la città di Alba, capitale delle Langhe, territorio che insieme al Roero e al Monferrato è stato inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

L’area comprende colline ricoperte di vigneti a perdita d’occhio, borghi, casali e cantine secolari, torri e castelli d’origine medioevale. E poi, l’armonia dei paesaggi, le diversità architettoniche e storiche dei manufatti associati alle attività di produzione di vini, internazionalmente riconosciuti tra i più importanti del mondo. La cultura vitivinicola piemontese costituisce la base dell’identità della Regione e le eccellenze delle tecniche di coltivazione, le innovazioni negli aspetti produttivi, l’evoluzione di secolari saperi artigianali e tecnologici, oltre che la qualità dei vini prodotti, ne fanno un riferimento su scala mondiale. In questi territori nel 1865 nacque, tra l’altro, il primo spumante italiano, quello dei Fratelli Gancia.

vigneti in Piemonte

Alba è al centro di queste bellezze naturali, celebre per la Fiera del Tartufo Bianco e per i prodotti agroalimentari d’eccellenza, la città ha un piacevolissimo centro storico dove, all’arte delle Chiese, si accompagnano indirizzi del gusto tutti da scoprire. A partire da Enrico Crippa, chef del Piazza Duomo insignito delle 3 stelle dalla guida Michelin, la tavola è una vera e propria esperienza sensoriale, dove all’arte della cucina si lega la straordinaria eccellenza delle materie prime. 

Da provare la creativa contemporaneità con solide e concrete basi tradizionali di Andrea Larossa, nel ristorante che porta il cognome dello chef patron, insieme a Patrizia Cappellaro compagna di vita e perfetta padrona di casa. Inoltre non mancano piccole trattorie e ristoranti tipici dove trovare agnolotti al sugo d’arrosto, o un imperdibile fritto misto alla piemontese. 

La città e i suoi dintorni sono un vero paradiso per i “winelovers” che trovano nelle diverse tipologie di vino, dal Barbaresco, al Nebiolo, fino al Barolo, il preferito del Conte Camillo Benso di Cavour, sempre nuove magie.  Una delle cantine più conosciute si trova proprio nel centro di Alba, l’unica all’interno del perimetro delle antiche mura romane. Dal 1881 sono cinque generazioni ad aver guidato l’azienda di famiglia portando avanti la storia dei loro vini tra cui, appunto, il celebre Barolo. La famiglia Pio e poi Boffa, dal cognome del marito di nonna Rosy, portano avanti l’attività vinicola con un solo obiettivo, produrre nella maniera migliore possibile. 

Oggi la Pio Cesare produce 400.000 bottiglie che affascinano intenditori in 50 Paesi, grazie ad un’impronta stilistica ben definita, ai profumi pieni e intensi dei vini e alla nobile eleganza del Barolo. Una freschezza che rende la beva facile e dinamica in piena armonia olfattiva e gustativa. Una caratteristica che si trova anche nella Riserva 2000, che colpisce per l’elasticità ancora spiccata. 

botti di vino

Da Alba ci spostiamo a Monforte d’Alba, la stazione ferroviaria più comoda è quella di Bra, raggiungibile in una ventina di minuti. Siamo nel cuore del nobile Piemonte enologico, in località Bussia nel comune di Monforte d’Alba, la terra del Nebbiolo da Barolo. Qui da cinque generazioni la famiglia Fenocchio lavora con una cura e una passione non comuni, per trovare la miglior espressione di questo luogo attraverso i loro vini.

Claudio Fenocchio, gestisce i suoi vigneti con somma cura. I più vecchi hanno 65 anni e costituiscono i sette ettari di preziosi “Cru”. Come il “Castellero”, un solo ettaro. Con l’annata 2011, che uscirà il prossimo anno, l’azienda di Monforte d’Alba aggiunge un’etichetta alla sua gamma per rendere omaggio alla diversità di un territorio che anche per questa ragione è conosciuto in tutto il mondo. Un atteggiamento di lavoro quello di Claudio Fenocchio che parte sempre dall’idea di realizzare un vino, considerando la terra, l’uva e la lavorazione in ogni singolo dettaglio per cercare di alzare il livello della qualità. “Siamo tradizionali, semplici - afferma Claudio - non improvvisiamo”. Affermazione che trova grande riscontro degustando il “Barolo Bussia ‘94”. Al naso è affascinante, sinuoso, ricco e avvolgente. Al palato coerente alle note olfattive con intensa frutta rossa e un sentore mielato. Una beva elegante e di gran soddisfazione. 

A Grinzane Cavour ecco il Castello che vale una visita approfondita, tra storia e tradizioni millenarie, senza perdere una sosta all’Enoteca Regionale Piemontese Cavour che coinvolgerà sensi e palato, tra gusti e profumi irresistibili. Costituita nel 1967, la prima in assoluto in Piemonte e la seconda in Italia, l’Enoteca è nata, originariamente, per offrire una vetrina prestigiosa ai migliori vini e grappe piemontesi a cui si è aggiunta, nel tempo, un’ampia selezione delle eccellenze gastronomiche e dei prodotti alimentari tipici della zona.

Notevole il ristorante del Castello, guidato dallo chef Marc Lantieri, origini statunitensi, ma con le Langhe nel cuore. 

grinzane cavour castello

Raggiungibile con treno e bus, anche Castel Boglione, nelle Langhe della provincia di Asti, dove si può scoprire Cascina Garitina di Gianluca. 26 ettari di vigneti in una terra che non ha mai regalato nulla a chi la coltiva e la vive. La Barbera è vitigno dalle profonde radici identitarie, di grande carattere.  La valorizzazione della Barbera è l’obiettivo cui Gianluca, dopo gli studi di enologia ad Alba, lavora da tempo, vigneti ben posizionati, alcuni di età importante, fino a settant’anni, dedicati alla produzione del Nizza Docg e profonde radici identitarie.

Per intervallare con una cucina di grandissima soddisfazione e volendo affacciarsi anche nel Roero (sempre patrimonio Unesco) la tappa più gustosa è a Priocca al ristorante “Il Centro”, della famiglia Cordero, grande maison della ristorazione, affacciata dove le colline del Roero guardano quelle delle Langhe. La signora Elide guida la cucina, il marito Enrico gestisce la sala e il figlio Giampiero la cantina. Eleganza, sostanza, perfetta cura del dettaglio, sono tre concetti che ben definiscono il menù. Grandi classici della cucina piemontese con ospite d’onore il “Fritto Misto”. 

Ancora grandi vini a La Morra con Agricola Marrone. Barolo, Nebbiolo, Barbera, Dolcetto e poi Arneis, Favorita e Chardonnay, il Piemonte più antico e più recente, vitigni autoctoni capaci di ispirare belle pagine enologiche, come il racconto che da quattro generazioni la famiglia Marrone sta scrivendo tra le colline delle Langhe. 

Una cantina che ha superato i cento anni di attività, nel solco della tradizione e dell’impegno. Fu Pietro Marrone, nato nel 1887 ad iniziare l’avventura, poi Carlo con fratelli e sorelle e giungiamo al 1955 quando nasce Gian Piero. Il gene vitivinicolo non manca per cui, finite le scuole superiori anche lui si dedica con la passione del papà alla produzione dei vini adeguando ai tempi la parte commerciale e cominciando a proporli all’estero. Oggi la famiglia Marrone è giunta alla quarta generazione con le figlie di Gian Piero: Denise, Serena, con il marito Marco e Valentina, entrate in azienda per proseguirne quel bel racconto iniziato nel secolo scorso. 

Tappa successiva ancora in cantina da Vittorio Monchiero a Castiglione Falletto, piccola frazione de La Morra e torniamo nel cuore delle Langhe, comoda da raggiungere in bus dalla città di Alba, con l’azienda di trasporto pubblico della provincia di Cuneo. La famiglia Monchiero, giunta alla quarta generazione di produttori, inizia a coltivare le vigne all’inizio del ‘900. Prima vendemmia in bottiglia nel 1971 e nel 1990 la nuova azienda di 12 ettari tra i noccioleti delle Langhe dove producono 40.000 bottiglie. Producono anche il bianco Arneis 2017, un vino di bassa acidità e stile rotondo. Poi Barbera d’Alba e Nebiolo, e il Barolo Montanello. Nel produrre i grandi rossi piemontesi la scelta di Monchiero è quella di utilizzare la tecnica di invecchiamento tradizionale con botte di rovere sopra i 2500 litri e tre anni minimi di invecchiamento. 

Infine la storia, quella sabauda del Castello di Guarene, dove si può anche passare una notte da re.

Castello di Guarene

Nel Settecento Carlo Giacinto Roero, signore di Guarene (Cn) costruì la sua nobile splendida dimora, circondata di giardini all'italiana e la arredò con pezzi unici ed eleganti, di ottima fattura. Il conte di Guarene non si faceva mancare nulla, serate di festa, giochi e passeggiate nei giardini e gite nel contado tra vigneti e colline.

Oggi tutto ciò lo si può almeno immaginare trascorrendo una notte al Castello di Guarene, divenuto uno splendido albergo storico. Dalle terrazze dei giardini del Castello di Guarene e da molte delle stanze si dominano a perdita d'occhio oltre 60 chilometri di territorio: da Asti fin quasi a Barolo passando per Barbaresco.

Sono passati sette secoli, ma l'emozione che si prova entrando nell'hotel è senza dubbio la medesima che affascinava, allora, nobili e ospiti del conte. È una costruzione imponente a tre piani, che tocca i 25 metri d’altezza, circondata da vasti ed eleganti giardini all’italiana realizzati anch'essi, nella prima metà del Settecento. La facciata si attribuisce all'architetto di Corte Filippo Juvarra. Dotato di tutte le comodità, ospita anche un ristorante di ottimo livello in una sola dai soffitti affrescati con scene delle famiglie reali.