A Carmignano la vite si coltivava già nell’epoca preromana, circa 3mila anni fa, come dimostrano i vasi da vino e le coppe da degustazione trovati nelle tombe etrusche. Nell’archivio di stato di Firenze è stata ritrovata una pergamena datata 804: si tratta di un contratto di affitto che documenta come già 1200 anni fa a Capezzana venissero coltivati olivi e viti per la produzione dell’olio e del vino. Il nome “Capezzana” viene da Capitus, un legionario di Cesare.

“Mia sorella Alessandra ha trovato una pergamena in latino dove si parla di produzione di vino e olio al tempo di Carlo Magno. 1200 anni di storia", racconta Beatrice Contini Bonacossi. "Il periodo importante per Capezzana e il Carmignano è il rinascimento, in quel periodo i Medici si spostavano qui per trascorrere l'estate, producevano vino e olio e andavano a caccia. Il Carmignano era un vino che poteva viaggiare bene, per la presenza delle uve Cabernet, importate da Caterina de Medici quando sposò il re di Francia. Un importante dipinto, ancora conservato, testimonia la differenza tra il grappolo del cabernet e quello del Sangiovese”.

Ascolta le interviste a Beatrice e Serena Contini Bonacossi:

Fu il granduca Cosimo terzo nel 1716 a delimitare le quattro zone di produzione in toscana che definiscono tutt’oggi la denominazione del Carmignano. Negli anni venti il Conte Alessandro Contini Bonacossi con la moglie Vittoria acquistò la proprietà di Capezzana, poi ampliata con l’acquisto dal marchese Aman Niccolini, di due fattorie confinanti, “Il Poggetto” e “Trefiano”. Nasce così la Tenuta di Capezzana, suddivisa in 3 fattorie e più di 120 poderi, dedita alla produzione di vino e olio di grande qualità. La passione di Alessandro per il collezionismo lo portò a conservare bottiglie, così che oggi Capezzana può vantare una raccolta di annate storiche a partire dal 1925.

Nel 1945 ad Augusto Alessandro, figlio di Alessandro, si affiancò il figlio Ugo, reduce dalla guerra e laureato in agraria, che prese gradualmente la direzione della Tenuta trasformandola da conduzione mezzadrile ad azienda moderna. Ugo, uomo di altri tempi ma dalle ampie vedute, sfruttò l’entusiasmo e la passione dei suoi figli lasciando ad ognuno di loro la gestione di un’attività. Un binomio perfetto tra l’esperienza di Ugo e la novità della quarta generazione. Il primo tra i figli ad affiancare il padre fu Vittorio, che appena diciottenne si occupò della gestione a tutto tondo dell’azienda, fino a diventare il responsabile della campagna e l’enologo, dedicandosi particolarmente alla trasformazione verso il biologico.

Oggi Capezzana è gestita da una collaborazione tra la quarta e la quinta generazione. Beatrice è la responsabile commerciale, affiancata dalla sorella Benedetta, la winemaker, e dal fratello Filippo responsabile della produzione di olio e della parte finanziaria. La quinta generazione ha già iniziato a seguire la tradizione della famiglia, ed oggi lavorano in azienda Serena, responsabile dell’ospitalità, e Gaddo, responsabile delle campagne.

I trisnonni di Beatrice, oltre alle vecchie bottiglie, collezionavano opere d’arte, mobili e statue. Negli anni venti comprarono una villa a Firenze chiamata villa Vittoria dove realizzarono una casa museo. L’idea di realizzare uno chateau alla francese per invecchiare il vino di di mio padre Ugo - aggiunge Beatrice - grande amico di Eric de Rothshikd, proprietario di Chateau Lafite, dal quale imparò molto.

Capezzana è una vasta tenuta, 670 ettari di cui 78 vitati e 140 a uliveti con 30mila piante. Dal 2008 a conduzione biologica. Nel 2000 nasce la sfida del Trebbaino con Benedetta Contini Bonacossi che si occupa dal 1998 della vinificazione. Un bianco toscano da vitigno autoctono. Una vera sfida vinificare il Trebbiano, solitamente usato per il Vin Santo. Il Trebbiano 2020, degustato, è davvero di grande eleganza. Al naso floreale con frutta bianca e una punta di agrume gioioso e raffinato. Al palato presenta grande freschezza e una spalla acida che sorregge il carattere con punta di amaricante che drizza l’espressione gustativa e aumenta la lunghezza.

“Villa di Capezzana dieci anni” è un progetto penato nel 2006 per l’anniversario del Carmignano. L’obiettivo è stato quello di far capire come questo vino possa reggere il tempo. Tenuto bene va sul mercato dopo dieci anni in cassetta di legno dedicata con litografie degli anni venti e trenta. Il naso è prezioso e austero, al palato giunge pieno e segue le note olfattive con coerenza e intensità.

 

Il “Trefiano carmignano riserva”, primo anno di produzione il 1979, il nome è legato ai legionari romani, un’idea del babbo Vittorio. Cinque ettari di vigna un Cru intorno alla villa di Trefiano. Ottanta per cento Sangiovese e dieci cabernet Sauvignon e canaiolo. Naso con spezie, cuoio e frutta del bosco celata, ma non troppo, da un sentore vegetale. Un vino delle grandi annate invecchia diciotto mesi in tonneaux, per un terzo nuovo e per un terzo di uno/due anni.

Il vino Ugo Contini Bonacossi. Nasce nel 2011, un Sangiovese in purezza igt dalla vigna viticciana cui il babbo era molto affezionato. Solo nelle annate migliori. Piccolissima produzione al massimo 4000 bottiglie. Affinamento di quindici mesi di tonneaux. Un vigneto super curato e abbellito dalle piante di rose, che gode di un microclima particolare. Naso di frutta dolce con parte candita, una beva sinuosa, morbida, nobilissima.

Infine il Vin Santo. In famiglia lo definiscono il quarto figlio di Beatrice. Cura meticolosa e raccolta manuale attenta, non si usa il trattore. Appasssice sui graticci in quello che era il granaio e respira sui graticci con l’aria dalle finestre. Controllo quotidiano di umidità e refoli. Al naso è di grande suadenza, raffinato nei sentori dolci e in quelli definiti dell’acino passito, leggermente mielato ma di grande senso panoramico del territorio. Al palato è setoso di ragionata dolcezza e bilanciata acidità.