Dal piazzale della cantina si gode di una bellissima vista sul Castello di Grinzane Cavour qualche collina più in là, nel cuore delle Langhe, patrimonio dell’Unesco. Sono cinquant’anni che la famiglia Abrigo produce vini di alta qualità con passione e dedizione, con quella cura dei dettagli che si tramanda di padre in figlio, come un tesoro prezioso. Un vero gioiello di questo tesoro è il Dolcetto, vitigno troppo poco valorizzato, quasi accantonato. Gli Abrigo invece ne hanno fatto il loro emblema, raggiungendo una qualità davvero notevole, perché sono capaci di ascoltare e capire la terra, traendone le migliori potenzialità.

Il vino Dolcetto della famiglia Abrigo

Ad iniziare l’avventura vinicola, ribaltando le abitudini di un’epoca che vedeva l’abbandono dalle campagne, fu Giovanni Abrigo che acquista i terreni a Diano d’Alba e decide di produrre vino. Si trattava di vino sfuso che portava alle famiglie di Cuneo quando andava alla fiera del bestiame a comprare i vitelli. Ma l’anima vinicola c’è tutta. Così nel 1987, Giorgio, il figlio di Giovanni inizia a imbottigliare, per ampliare nel 1995 con una nuova parte per affinamento in botte e stoccaggio. Nel 2013 ai 13 ettari se ne aggiungono due, nel comune di Novello, dove parte il progetto Barolo.

Con Giorgio e la moglie Paola, lavorano in azienda il figlio Giulio, diplomato alla scuola Enologica Umberto I di Alba (che ha già sperimentato e messo sul mercato il suo primo vino Abrigo2) e Sergio, il figlio minore. Laureato anch’egli in Enologia, ha seguito la passione di famiglia e creato il suo vino Inverno, da uve passite. Non sazio è sua l’idea di un vino senza solfiti aggiunti Sesta Classe un prodotto nato in collaborazione con altri compagni di studi, che ha come filo conduttore l’amore per il Dolcetto di Diano.

Sono 11 gli ettari vitati da cui gli Abrigo producono intorno alle 60mila bottiglie all’anno, declinando il territorio con il già citato Dolcetto di Diano d’Alba, La Barbera d’Alba, il Langhe Favorita, il Nebbiolo d’Alba e il Barolo, che nasce da un Cru a qualche collina di distanza.

L’azienda attualmente sta allargando i propri orizzonti, ampliando i mercati di riferimento, riscuotendo un crescente gradimento a livello internazionale. L’uva viene prodotta a circa 500 metri slm, i vigneti si trovano tutti in collina, con forti pendenze e le lavorazioni sono interamente manuali. Produrre qualità significa scegliere attentamente grappolo per grappolo. Tutta la famiglia segue questa operazione con grande serietà, rispettando il naturale sviluppo della pianta e aspettando pazientemente la perfetta maturazione dell’uva.

«Non abbiamo consulenti esterni, ci dividiamo i compiti in famiglia, spesso le idee non sono le stesse, ma siamo capaci di confrontarci e fare sintesi per decidere - racconta Giulio descrivendo i vini - tutto ciò che sentite nel bicchiere è frutto del nostro lavoro. Per il Dolcetto è fondamentale centrare il momento giusto per imbottigliarlo. È un vitigno delicato, senza tannini sulla buccia ma sui noccioli e va curato con attenzione».

Sulle etichette spicca il profilo di un uomo con la gerla (contenitore tipico da trasporto a spalla) «È un omaggio al nonno - aggiunge Giulio - che vendemmiava così». È bello vedere giovani con questa passione legata alla tradizione, al territorio e ai valori familiari. La Barbera Doc, si chiama Marminela che in piemontese significa appunto monello ed è dedicata a lui.

Da notare anche una Favorita, leggermente mossa a un punto di effervescenza davvero ben equilibrato e mantenuta così dalla prima vendemmia quando i bianchi non erano così popolari. Un vino che strizza l’occhio alla mondanità, un insieme di tecniche vecchie e nuove. Una chicca si chiama Inverno. Un passito di Favorita di piccolissima produzione, da provare, in particolare abbinato alle nocciole caramellate o ricoperte di cioccolato che gli Abrigo coltivano da più di trent’anni. Si tratta della celebre Tonda pregiatissima nocciola, indispensabile ingrediente dei torroni albesi e non solo. I noccioleti si estendono su una superficie di 10 ettari e producono circa 25mila kg di nocciole all’anno.

Dolcetto Sori dei Crava 2020

Naso di bella freschezza, frutta e floreale ben bilanciati. Note speziate leggere e piacevole rotondità. Al palato è morbido, suadente ed elegante. Delicato, ma con un carattere ben definito. Il sorso è identitario, particolare. Il finale vellutato.

Barbera Marminela 2019

Naso profondo e schietto con sentori di cuoio spezie. Al palato freschezza, bella spinta acida. Molto piacevole e intrigante.

Barbera d’alba Superiore 2018

Dai due vigneti migliori, i più belli. Le uve sono raccolte e vinificate separatamente. Naso di grande struttura ed eleganza, al palato è fresco e contemporanea. Un vino frutto dell’evoluzione delle scelte e della selezione delle uve. Sorso felice e lunghezza brillante.