Siamo nel cuore delle colline umbre, dalle meravigliose tonalità di verde, a pochi chilometri da Todi, dove fin dal tempo dei romani e probabilmente anche degli Etruschi, come dalle testimonianze archeologiche rivenute, sorge il “castrum”, poi borgo fortificato di Petroro.

 

La sua funzione di difesa diventa importante nel XIII secolo come difensore delle terre e delle ville vicine, contava 60 famiglie e circa 300 abitanti e fungeva anche da ricovero per i pellegrini, nella zona sono numerose le chiese romaniche. 

Con il tempo, il borgo è andato in buona parte abbandonato, interi edifici non erano praticabili. Ma nel corso 2021 è stato restituito alla fruibilità e alla vita del territorio grazie alla volontà di una coppia di imprenditori romani Alessandro e Cristina D’Alimonte che hanno deciso di ristrutturarlo. Detto e fatto: oggi Borgo Petroro è un incantevole Country Relais dove la perfetta accoglienza, fatta di piccoli dettagli e attenzioni agli ospiti, si unisce ad una cucina di alto livello. 

A guidare il ristorante è arrivato Oliver Glowig, due stelle Michelin, che ha lasciato Roma per la campagna di Todi. Un vero colpo di fulmine quello tra lo chef e il borgo fortificato, ma soprattutto una totale passione per i prodotti locali e le straordinarie materie prime umbre. 

Un hotel diffuso, dove ogni sistemazione è unica e diversa dalle altre, le stanze e suite sono ricavate nei medesimi spazi antichi, così come il bar e una spa con tutti i comfort realizzata in quella che era l’armeria del castello.

 

All’ingresso del maniero, sulla sua maestosa porta ad arco, un’aquila in pietra, lo stemma della città di Todi. Arredamenti con antichi mobili di recupero, arazzi, pitture e lampade in ferro battuto, molto in linea con lo spirito e le antiche atmosfere. 

Quella che era la Cappella del borgo, è stata trasformata nella cantina dei vini e vi si tengono particolari degustazioni che abbinano etichette del territorio (non lontane le vigne di Sagrantino) ai salumi e formaggi locali. Inoltre masterclass di cucina, organizzate dallo chef Oliver Glowig che ne organizzerà anche dedicate ai lievitati, sfruttando l’antico forno, tutt’ora funzionante.

Vendono al capitolo gourmet parliamo di Locanda Petreja chiamata così in omaggio alla Gens Petreja che abitava nel Castrum. La cucina di Oliver Glowig si compone, in in perfetto equilibrio, di due elementi. Da una parte la grande esperienza che regala eleganza, altissimo livello tecnico e ottimo equilibrio di sapori e profumi. Dall’altra una curiosità infinita per le materie prime e i prodotti locali che permettono allo chef di creare, sperimentare e trovare quel mix affascinante tra la tipicità e la contemporaneità. 

Dal punto di vista estetico alcuni piatti di Glowig sono effettivamente dei quadri, ma all’assaggio presentano sempre una concretezza ghiotta che soddisfa appieno. Nulla nei sapori viene sacrificato all’impiattamento. Dalla carta ecco alcuni piatti da degustare con gioia. “Verdure e frutta cotto e crudo con caviale di melanzane”. 

Essenziale e raffinato, un giardino dove la croccantezza con la delicatezza. “Coniglio alle erbe con anguilla affumicata funghi e carote” ricco di gusto e perfettamente equilibrato. “Bottoni ripieni di ortica e ricotta con lumache e salsa al Grechetto di Todi” piatto identitario della tecnica dello chef e dei profumi del territorio. 

“Alici alla colatura con puntarelle e ricotta”. Qui, la semplicità è l’espressione del gusto. “Anatra cotto di petto e coscia in confit croccante con crema di zucca e sedano all’agro” grande mano di Glowig nel trattare la materia prima che, grazie alle differenti cotture e consistenze, offre diverse espressività gourmet. “Gelato di lenticchie con cremoso al cioccolato bianco acido e carote” dessert molto indovinato, parte dolce e aromatica ben bilanciata.

 

Un’esperienza quella che regala Glowig, che lascia il segno della forza e della raffinatezza di questo chef, nato a Düsseldorf e innamorato dell’Italia.