Nel 1981 Peter Femfert, esperto d’arte a livello internazionale, acquista l’azienda vinicola Nittardi a Castellina in Chianti. “Producevamo 15.000 bottiglie e mi venne l’idea di chiamare un amico pittore per disegnare l’etichetta e la carta che avvolge le bottiglie, è stata una grande gioia...” racconta Peter. 

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Da allora hanno disegnato per lui Yōko Ono, Mimmo Palladino, Günter Grass, Dario Fo, Valerio Adami, Emilio Tadini fino a quest’anno quando ha preso in mano la matita Mikīs Theodōrakīs. Oggi il figlio Leon si occupa dei quaranta ettari della cantina costruita negli anni 90 nel cuore del Chianti Classico, sulle colline al confine tra le province di Firenze e Siena.

Bottiglia di vino

La Tenuta di Nittardi, era in origine una torretta di difesa nota sin dal XVI secolo con il nome di “Nectar Dei”. Nel XVI secolo fu proprietà del celebre artista rinascimentale Michelangelo Buonarroti che nel 1549, mentre si trovava a Roma per dipingere la Cappella Sistina, pregò suo nipote Lionardo di inviare a Roma delle bottiglie di vino di Nittardi da offrire a Papa Giulio II come “dono genuino” sostenendo egli stesso di preferire “due botti di vino, piuttosto che otto camicie”.

Botti di vino

Una riserva, il vino di punta, Vermentino di Magliano, in Maremma a sud di Grosseto, un Sangiovese in purezza e due “Supertuscan”. La medesima passione che ha ispirato il padre Peter e sua moglie, veneziana di origine, ma innamorata della Toscana. L’etichetta di quest’anno, la trentanovesima opera d’artista, è firmata da Fabrizio Plessi, artista di Reggio Emilia, trasferitosi a Venezia giovanissimo. Negli anni 50 frequenta Peggy Guggenheim, poi abbandona la pittura classica per utilizzare altre tecniche perché afferma “Dopo Pollock, nessuno può dipingere” e si dedica alle tecnologie diventando uno dei primi video maker negli anni settanta.

Disegno astratto

Lui insegna all’Università l’umanizzazione della tecnologia. Per Nittardi ha disegnato un movimento fluido, liquido una sensazione di cambiamento continuo. Un pensiero forte della sua arte, se la guardi in diversi momenti e situazioni, cambia la percezione, un po’ come il vino, che evolve e muta in bottiglia. 

Bottiglia e calici di vino

“Ciò che mi attrae molto nella sua arte - commenta Leon Femfert - è l’influenza veneziana su di un emiliano. Come me nato in Germania, e produco vino in Toscana, non nego di essere tedesco ma tutto ciò che facciamo è toscano e ci influenza in modo profondo”. Il binomio con l’arte della famiglia Femfert, è un valore aggiunto all’alta qualità dei vini, anche per la ragione che gli artisti hanno la massima libertà di espressione.

Bottiglie di vino

I vini sono di bella identità e decisamente espressivi del territorio, con profumi definiti ed elegante carattere. Come il Vermentino dal naso floreale e fruttato, fresco e minerale. Al palato riprende notevole freschezza, con nota aggrumata e citrica di bella presenza. Poi il “Casanuova di Nittardi” dalla vigna Doghessa, un vino che non ha particolari ambizioni ma l’obiettivo di essere trasversale, adatto a diverse occasioni. “Personalmente lo bevo ogni sera - afferma Leon - con grande gioia”. Vitigni Galestro e Alberese, che aggiunge sostanza. Quindici mesi in legno di diversi formati e in tonneau di diverse grandezze. Quattro mesi di cemento per affinare. Imbottigliato a luglio, da vigneti certificati bio come tutta l’azienda. Approccio ambientale che valorizza il territorio.

Disegno astratto

L’annata 2016 porta la firma dell’artista inglese Allen Jones, un lavoro provocatorio, affascinante come i sentori olfattivi del vino, con punta di dolcezza, quasi tardiva, che dona una sensazione rotonda e morbida. Al palato giunge fresco e diritto puntuale con lo stile Nittardi. Grande potenziale nell’invecchiamento. Femfert è molto affezionato alla 2013: “Prima annata in cui i miei genitori mi hanno passato, o forse finto di farlo, la direzione della fattoria”, dice.

Bottiglie di vino

L’autore qui è Alain Clément, colori mediterranei del sud, in ricordo di Matisse. Vivono complesso ed intrigante al naso dove sviluppa intensità boschive e fruttate. Profondità olfattiva. Al palato una nota più debole non fa mancare la struttura e la peculiarità. Infine la Riserva 2018. Carattere pieno e di struttura, grande senso olfattivo, profondo e speziato. Al palato è setoso, ben declinato, di matrice territoriale definita e adeguata. Bel bilanciamento tannico e finale rotondo. Invita al secondo calice.