Stefano Carenzi e Matteo Ferrario uniscono coraggio imprenditoriale e passione gastronomica e riaprono le porte di Dry Aged, ristorante contemporaneo e accogliente con un forte carattere.
Siamo a Milano in via Cesare da Sesto, zona residenziale e gourmand per la presenza di alcuni interessanti indirizzi. Tra questi Dry Aged spicca per un menù che unisce, con soddisfazione di chi siede a tavola, diverse proposte gastronomiche.
IL PODCAST DELL'INTERVISTA A STEFANO CARENZI E MATTEO FERRARIO
Ma partiamo dal nome: Dry Aged, si tratta di un antico metodo di frollatura della carne, riscoperto e tornato in auge. Il metodo prevede che la frollatura avvenga attraverso un processo di refrigerazione a umidità controllata. E appena entrati nel ristorante, si può vedere il grande frigo con vetri trasparenti dove vengono conservate le diverse pezzature dalle quali tagliare le costate. Atmosfera accogliente, informale e di classe al medesimo tempo, tavoli in marmo “svestiti”, un neon alle pareti con il nome del locale, opere d’arte e una bellissima tavola di legno in pezzo unico che diventa il tavolo social.
Lo chef Ferrario elabora una cucina di ottime composizioni, il suo talento nell’abbinare materie prime eccellenti ed equilibri di sapore consentono di costruire un menu dove la carne è al centro dell’idea gastronomica, ma intorno ad essa troviamo diverse alternative, dalla “Capasanta barbabietola e lime” cotta a regola d’arte, al “Branzino a bassa temperatura al pepe di Sechuan, crema di cetriolo e menta, ravanelli croccanti”.
I primi piatti esprimono sia le capacità tecniche della cucina sia l’impronta contemporanea, notevoli gli “Gnocchi di patate di Avezzano affumicati homemade, crema di Robiola di Roccaverano e tartufo nero”.
Alle costate Dry Aged è dedicata una parte apposita della carta dove si possono scegliere per razza e provenienza. Da provare il “Diaframma alle braci, soffice di patate e paprika con cipolla caramellata”.
Il servizio è professionale, attento e cordiale, bravo Stefano Carenzi nello spiegare lo stile del ristorante e accompagnare le scelte con il racconto di una carta dei vini di ottima geografia enologica e ventaglio di proposte per niente banale.
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