Ottima cucina, ambiente elegante ma informale, servizio accurato e accogliente e una mixology di grande qualità. La squadra che Ivan Cordoba, ex giocatore dell’Inter e oggi dirigente sportivo, ha schierato insieme ai suoi soci, è decisamente di livello.

 

I piatti, creati dallo chef colombiano Alvaro Clavijio, al settimo posto della classifica dei migliori 50 ristoranti dell’America Latina con il suo ristorante El Chato a Bogotà, sono realizzati a Milano dal residente chef Josè Narbona Rodriguez, che ha talento ed esperienza. Il menù consente di conoscere e gustare una cucina ricca di ingredienti del Paese sudamericano lavorati con raffinata cura e provare interessanti sapori, a volte insoliti, ma di grande fascino.

Intervista allo chef Josè Narbona Rodriguez

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Ivan Cordoba

Si comincia con Scopri la Colombia, una piccola degustazione di antipasti della tradizione, si passa poi ai Piattini. piccole tapas di vario genere per stuzzicare l’appetito, si continua poi con gli Antipasti e le Specialità, piatti unici a base di pesce, come il Patarashca, pescato cotto in foglia di banano, okra e salsa di chontaduro o carne come l’Entrana, riduzione di frijoles, papa criolla e aji di guatila e huacatay o il Solomillo con reducción de frijoles ajÌ de guatila y huacatay e per finire i Dolci.

 

Ricette tradizionali, tipiche, reinterpretate dalle mani dello chef senza nessuna pretesa di stravolgimento, ma nel pieno rispetto dell’originale. Piatti e salse talvolta insoliti ma che ben raccontano l’anima del paese. Un esempio? L’Ajiaco, una zuppa a base di patate, pannocchie, pollo molto popolare e tra le più amate del paese. È anche il piatto tradizionale della Vigilia di Natale. Una zuppa che riscalda il cuore condivisa in caratteristiche ciotole di terracotta nera.

Il menù cambia 4 volte l’anno, è quindi stagionale e legato alla reperibilità delle migliori materie prime del momento. Tra i signature dishes: Granadilla, leche de tigre e anacardi, l’Empanada di pulled pork e aji di tomate de arbol, Ceviche di pescato del giorno, avocado, e Guatila, tamal con platano maduro e finferli.

 

Ad accompagnare la proposta gastronomica, una carta dei vini contemporanea, che dà spazio non solo alle grandi maison, ma ricerca anche cantine emergenti di alto livello e con un occhio molto attento al mondo dei vini naturali. Bianchi, rosati e rossi provenienti dalle migliori aziende vinicole italiane, spumanti e champagne, i migliori vini del Sud America, vini dalla Spagna, Francia e alcune chicche di altri paesi europei. Non mancano gli spritz, le birre e i cocktails realizzati dalla bartender Myriam Riboldi. Il servizio è curato dal restaurant manager e sommelier Andrea Beccaceci.

Il nome del ristorante non è affatto casuale, Mitù è infatti la capitale del dipartimento del Vaupès. È al confine con il Brasile, destinazione ideale da cui partire per immergersi nella profondità della foresta amazzonica, luogo magico la cui anima è rappresentata dal giaguaro, il più grande carnivoro del Centro e Sud America, presente anche nel logo del ristorante.

 

Il locale e gli arredi contemporanei sono stati realizzato dallo studio MA2A, nella figura di Andres Cordoba. Ricavato da un ex magazzino e situato in via Panfilo Castaldi, in uno dei quartieri più caratteristici di Milano, il locale di 250 mq, si snoda in un percorso minimale e sensoriale, tutto da scoprire.

L’ospite viene accolto in una zona ingresso con cucina a vista, dove può ammirare un affresco che rappresenta un paesaggio tipico della foresta amazzonica. Dal bancone bar può iniziare il suo viaggio alla scoperta dei sapori e dei profumi colombiani degustando i cocktail, per poi proseguire nella zona principale, cuore del locale, nel patio con giardino verticale e piante di sottobosco a una parete, o nella sala privé.

 

Tutto si ispira alla Colombia, ogni oggetto narra una storia e concorre a creare un’atmosfera densa, avvolgente che caratterizza questo locale dai colori che si ispirano alla natura, ai fiori, agli animali e alla terra in una sinfonia di gialli, marroni, arancioni che scaldano e ne fanno un ambiente accogliente e allegro. Un luogo di pura meraviglia e un pizzico di follia. Le pareti sono vestite con maschere tipiche dei carnevali locali e con ceste che ricordano come le donne locali siano solite portare i frutti della terra, mentre le ceramiche dipinte a mano provengono da Antioquia.