In cover, l'installazione Answer to the Call alla mostra The Soul Expanding Ocean #1: Taloi Havini © Foto gerdastudio

Una visione dell’oceano diversa e stimolante che usa il suono come strumento per misurare lo spazio. È questo il senso dell’opera di Taloi Havini, nata nell’isola di Bougainville, in Papua Nuova Guinea, e attualmente residente a Sidney, in Australia.

 

L’artista utilizza fotografie, sculture, videoinstallazioni immersive e tecniche miste per affrontare temi come la rappresentazione, l’eredità e gli habitat dell’Oceania. Il suo lavoro viene esposto per la prima volta in Italia nella personale The Soul Expanding Ocean #1: Taloi Havini, all’Ocean Space di Venezia dal 3 maggio fino al 17 ottobre (salvo cambiamenti dovuti alle restrizioni per contrastare il Covid- 19).

 

La mostra, commissionata e prodotta da TBA21–Academy e a cura di Chus Martinez, è progettata proprio per questo centro planetario, situato all’interno della Chiesa di San Lorenzo, e si propone di contribuire alla ricerca sugli oceani e all’alfabetizzazione sul tema.

 

L’artista utilizza diversi strumenti sensoriali per invitare il pubblico a riflettere sull’evoluzione del mondo, con sequenze di suoni che nella testa dei visitatori si trasformano in un ricordo interiorizzato. 

Una veduta della mostra Territorial Agency: Oceans in Transformation © Foto gerdastudio

L’installazione Answer to the Call evoca il mare intorno a Bougainville, la terra natale di Havini, attraverso 22 diffusori acustici a tre livelli d’interazione e un set teatrale dalle tinte indaco e blu oltremare. Lo spettatore è invitato a raccogliersi per ascoltare l’oceano, come se fosse seduto proprio sulla piccola isola del Pacifico.

 

Nel creare queste singolari armonie, Havini utilizza la sua lingua Hakö, alcuni canti di viaggio locali e un pezzo strumentale composto da Ben Hakalitz, musicista noto a Boungainville. Infine, aggiunge delle registrazioni subacquee frutto di una mappatura sonar catturate a bordo della nave R/V Falkor, durante un viaggio nelle acque dell'Australia nord-orientale.

 

Un progetto che ha unito artisti e scienziati, nell'ambito del programma Artist- At-Sea dello Schmidt Ocean Institute, coproduttore della mostra, per un’esplorazione interdisciplinare dei mari. In particolare, Havini ha cercato di misurare la velocità del suono per produrre inedite mappature ad alta risoluzione dei fondali oceanici.

 

Oltre a questa esposizione, nell’Ocean Space veneziano è ospitato anche il secondo capitolo di Territorial Agency: Oceans in Transformation, a cura di Daniela Zyman, commissionato e prodotto da TBA21–Academy. La mostra, aperta fino al 29 agosto – salvo cambiamenti legati alle misure anti Covid-19 – intende affrontare i pericoli causati dall’innalzamento delle acque, dalla devastazione ecologica degli oceani e dalla fragilità e volatilità dell'economia derivanti dalle imponenti trasformazioni dell'ambiente marino.

Articolo tratto da La Freccia