In cover, omaggio a Charles P. Conrad e Alan Bean (1970) © DLS Studio

Una ricerca multiforme ed eclettica lunga oltre mezzo secolo. È l’arte di Regina Cassolo Bracchi, figura singolare del panorama culturale europeo del ‘900, a partire dall’adesione al Futurismo. Donna, e forse per questo poco nota, dai variegati interessi e guizzi creativi – «Sono sempre stata all’avanguardia, almeno come pensiero», diceva di sé – indaga le espressioni dell’arte attraverso la scultura, il disegno, il collage fino alla scenografia cinematografica e alla poesia visiva e intimista.

 

Il Gamec di Bergamo le dedica fino al 29 agosto, salvo slittamenti dovuti alle misure per contrastare il Covid-19, la prima retrospettiva allestita in un museo italiano. A cura di Chiara Gatti e Lorenzo Giusti, la mostra Regina. Della scultura è frutto dell’acquisizione di un importante nucleo di opere da parte del museo lombardo e del Centre Pompidou di Parigi.

Photo © DLS Studio

Una parabola cronologica animata da 250 pezzi tra piccole sculture, disegni, cartamodelli e taccuini, che pone nuova luce sulla figura di Regina, dagli esordi nel 1920 fino ai primi anni ‘70. L’astrattismo del Secondo Futurismo diviene in lei esplorazione costante su materiali di varia natura come la carta e l’alluminio, con cui plasma forme e geometrie leggere, fino al più moderno plexiglass.

 

Con questi realizza e compone opere trasognate che raccontano con delicatezza pezzi di storia. In particolare, i modelli cartonati puntati con spilli danno forma alle sue figure sottili, dai colori acquarello.

Articolo tratto da La Freccia