MUSEO CHIUSO IN OTTEMPERANZA ALLE INDICAZIONI DELLE AUTORITÀ IN MATERIA DI PREVENZIONE DEL CORONAVIRUS
Riapre dopo venti anni la sezione Preistoria e Protostoria del MANN. Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli offre ai visitatori nuovi spazi totalmente dedicati alle civiltà che, tra il Paleolitico Inferiore (che va da 450mila e 130mila anni fa) e l’Età del Ferro (dal X al VII sec. a.C.), popolarono la Campania e alcuni siti del Sud d’Italia.
L’ultimo allestimento risaliva al 1995 e si presenta ora del tutto rinnovato su tre livelli, negli ambienti prospicienti al Salone della Meridiana. Raccontano questa fase remota dell’umanità 3.000 reperti, conservati finora nei depositi o provenienti dall’area interna della regione, esposti in 8 sale su 1.000 metri quadri.
Provengono dal casertano, dall’avellinese, dal beneventano e dalla provincia di Napoli, senza escludere la costiera sorrentina e le isole. Tutti territori dinamici a forte vocazione commerciale e culturale, inseriti in un ambiente naturale ben diverso da quello attuale. L’isola di Capri, per esempio, all’epoca tutt’uno con la terraferma, era abitata da ippopotami, elefanti, iene e rinoceronti. Molti millenni di preistoria scorrono quindi nelle sale, presentati con criteri espositivi inediti e rinnovati nella comunicazione dei contenuti. «Un racconto nuovo per il cammino più antico dell’uomo», per dirla con le parole del direttore Paolo Giulierini.
È certo un bel salto nel passato che, nello stesso museo, è stato preceduto il 31 gennaio dall’allestimento della mostra Lascaux 3.0, per la prima volta in Italia, fino al 31 maggio. Con l’aiuto di tecnologie multimediali si ricreano le condizioni in cui, nel 1940, si ritrovarono quattro giovani francesi entrati per caso in quelle che diventeranno le Grotte più conosciute della Preistoria.
La sorpresa dei visitatori potrà essere la stessa nell’aggirarsi tra pitture e disegni rupestri, tratti di linee dai colori naturali, realizzati dai nostri antenati 20mila anni fa. Strumenti interattivi e avanzate tecnologie digitali aiutano i novelli Indiana Jones a immergersi nella Sala dei Tori e nel Diverticolo Assiale, i due più celebri ambienti di quella che si può definire la Cappella Sistina del Paleolitico.
L’esperienza esclusiva è assicurata, soprattutto perché le grotte originali in Francia, bene unico e da salvaguardare al meglio, sono interdette alle visite dal 1963 e godibili nel museo di Napoli attraverso una suggestiva ricostruzione.