La città del fare si è fermata. Bloccata in un’istantanea che l'ha sorpresa nuda. Ma proprio in quell’impotenza, estranea al suo Dna, ha individuato le cellule da cui generare una nuova identità. «Questa esperienza ci sta insegnando a non dare per scontate tante piccole cose: abbiamo riscoperto il ruolo strategico della scuola, dei negozi di vicinato, il sostegno della famiglia e degli amici, la necessità del contatto con la natura», spiega Beppe Sala, sindaco della città meneghina. Che nelle strade senza voce ha faticato a riconoscere il volto di Milano.

 

Quale immagine le è rimasta più impressa?

Piazza del Duomo e la Galleria deserte: non siamo proprio abituati a vederle così, senza gente, senza turisti intenti a fotografarsi. Milano in questo momento è in stand by, vive in un’atmosfera sospesa, in attesa di riprendere con operosità ed entusiasmo gli impegni che normalmente animano e affollano le sue giornate. Oggi la nostra città si racconta attraverso le foto di medici, infermieri e operatori in prima linea nella lotta al Covid-19, attraverso i volti dei volontari che si sono attivati per consegnare spesa e farmaci ai cittadini più fragili, attraverso le code composte di persone con la mascherina che aspettano il proprio turno davanti ai supermercati. Sono immagini toccanti, perché raccontano il senso di responsabilità con cui tutti stiamo affrontando questa situazione di emergenza sanitaria.

 

Come cambierà il futuro della città?

La Milano post pandemia sarà più consapevole, solidale, attenta all’ambiente. Tuttavia, il lockdown ha portato allo scoperto anche alcune criticità del sistema sanitario, produttivo, sociale e tecnologico dell’intero Paese, non solo del capoluogo lombardo. La nostra città dovrà quindi studiare e attuare politiche di sempre maggiore inclusione, perché la crisi generata dal coronavirus sta mettendo in ginocchio tante famiglie. E questo è un problema che va affrontato subito.

 

Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?

Dalle istituzioni ci si aspetta di avere chiarezza e risposte, ma non sempre nell’ultimo periodo è stato così. I milanesi hanno dimostrato grande senso civico e responsabilità, rispettando le restrizioni e attenendosi alle norme imposte a livello nazionale e regionale. Ciò nonostante, per una città dinamica come la nostra, questo clima di incertezza e sospensione è una vera frustrazione. Ricevo molti messaggi, lettere, e-mail dai miei concittadini. C’è chi si lamenta, chi si sfoga, chi suggerisce soluzioni, chi si mette a disposizione. Io leggo, ascolto e cerco di rispondere con i fatti, adeguando i servizi alle nuove necessità, facendo un passo verso le loro esigenze e portandole all’attenzione dei tavoli deputati a pianificare la ripartenza.

 

Cosa crede le resterà di questa difficile esperienza, come uomo e come primo cittadino?

Da un lato rimarranno ben impressi nella mia mente la serietà e lo spirito altruistico con cui i milanesi stanno affrontando l’emergenza, dall’altro la piena consapevolezza che la collaborazione istituzionale e la capacità di prendere decisioni sono i fari per un’azione politica diretta e concreta. 

Il sindaco di Milano Beppe Sala

Quali iniziative intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori?

Sono tante le azioni allo studio. Per esempio, abbiamo riaperto in sicurezza il cantiere della nuova metropolitana, la M4, e quando sarà possibile ripartiremo con altri lavori pubblici. Bisognerà ripensare il trasporto cittadino: al vaglio della task force di Vittorio Colao c’è anche l’ipotesi che il Governo finanzi l’acquisto di biciclette elettriche. E poi stiamo pensando a come attivare una sorta di summer school per aiutare le famiglie con bambini durante l’estate.

 

Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire?

Negli ultimi anni, e soprattutto dopo l’Expo 2015, la nostra politica nel settore si è concentrata sul fronte internazionale. Oggi quest'idea va rivista: occorre sviluppare un turismo di prossimità, sia sul breve sia sul lungo periodo, con una prima fase che sappia guardare al turismo lombardo e una seconda che rivolga lo sguardo all’intero Paese. Sono questi i piani che dobbiamo considerare nell’elaborare un progetto di ripartenza.

 

Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza?

Vorrei incontrare gli sguardi, finalmente sereni, dei milanesi, passeggiando per le vie di una città che si appropria pian piano di una nuova quotidianità e di una nuova normalità. E poi vorrei andare a bere un caffè nel mio bar preferito.

 

Milano avrà ricominciato davvero a vivere quando…

Nelle nostre strade si tornerà a sentir parlare tutte le lingue del mondo.