Barbiana doveva essere, per don Lorenzo Milani, un duro esilio. La realtà è stata molto diversa, lo ha trasformato e fatto divenire un uomo nuovo. È impossibile oggi pensare a lui separato da Barbiana e dobbiamo arren-derci di fronte al mistero di una vita religiosa singolarmente ricca, dove gli aspetti più dolorosi sono divenuti straordinariamente fecondi». Così Michele Gesualdi, uno dei primi sei ragazzi per i quali nel 1956 don Lorenzo Milani organizzò una scuola, riassume il “suo” don Lorenzo: l’uomo, l’educatore, il sacerdote, il rivoluzionario. 

 

Don Milani è un prete scomodo, che urta i potenti e incoraggia i deboli, e un maestro innovativo impegnato a offrire conoscenza agli analfabeti come strumento di emancipazione. A 100 anni dalla sua nascita l’autore, che lo ha conosciuto bene, ci conse-gna un ritratto autentico e non stereotipato del suo maestro, oltre che un distillato della sua lunga ricerca. «Per me scrivere di quella esperienza non è cosa semplice perché si affacciano alla memoria 12 anni di vita in comune con don Lorenzo: una montagna di ricordi dell’uomo, del prete, del maestro, del fratello-babbo», afferma Gesualdi, che poi divenne sindacalista in Germania, a Milano e a Firenze.

Don Lorenzo Milani e i suoi allievi

Il libro L'esilio di Barbiana è il racconto di un cammino di vita, fede e lotte per la giustizia sociale: dal rapporto di don Milani con la sua famiglia di origine all’esperienza in seminario e agli anni da prete a Calenzano (Firenze), dove aprì una prima scuola popolare per operai e contadini. L’autore non trascura di sottolineare il turbamento e i primi contrasti con la Chiesa, i richiami che si spingono fino all’invito a tacere e si concludono con l’esilio a Barbiana, località sperduta e povera nella montagna del Mugello.

 

Qui don Milani trova un pezzo dell’Italia contadina degli anni ’50, sfruttata e chiusa nel proprio analfabetismo. Organizza una scuola per i figli e le figlie dei mezzadri, apre Barbiana al mondo e costruisce la sua famiglia. «Sembrò un barbianese fin dal primo giorno e da subito volle dare un segnale concreto che non era lì di passaggio, ma che quello sarebbe stato per sempre il suo luogo, nella vita e nella morte». Per don Milani, però, non fu mai un esilio di pensiero o dell’anima e quella terra marginale è stata la sua scelta di vita, quella del religioso. Mai si pensò diverso, lontano da Dio o dalla Chiesa. La stessa Chiesa che lo confinò, lo criticò e lo condannò

Allievi di Don Lorenzo Milani

Prima di morire lascerà a testamento: «Cari ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma spero che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto a suo favore». E Gesualdi, grazie al quale Barbiana ha continuato a esistere, consegna il suo ricordo tra le pagine, che in questa nuova edizione sono state arricchite da lettere, contributi e documenti inediti. Ricordandoci che per i bambini è semplice creare miti ma è più difficile che questi si confermino tali anche in età adulta. Quando succede è perché la loro rivoluzione è compiuta: sono riusciti a farsi esempio. Come scrisse lo stesso Milani, «con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia, sul piano umano ci vuole l'esempio».

 

Articolo tratto da La Freccia di maggio 2023