Il borgo di Salemi (in provincia di Trapani), considerato uno dei più belli d’Italia, vanta un centro storico davvero affascinante. Antiche strade e vicoli salgono la collina dominata dal castello normanno, un percorso dove ammirare antichi palazzi e numerose chiese dalle splendide facciate barocche. Tra questi angoli storici e artistici si trova il “Museo del Pane Rituale di Salemi”, un luogo davvero particolare, nato con lo scopo di far conoscere l'importanza e le tradizioni legate al pane, elemento centrale nella cultura gastronomica siciliana e mediterranea. In particolare il museo narra il significato rituale e profondamente religioso che lega pani di differenti fatture ad ogni celebrazione di un Santo.

 

In queste giornate la preparazione di pani particolari, differenti da paese a paese, è una tradizione familiare molto sentita. Pani che sono vere e proprie sculture e spesso venivano portati alle funzioni in chiesa, come dono. Il Museo di Salemi offre due collezioni, quella dei pani della tradizione salemitana e quella della tradizione siciliana, per un totale di circa mille forme. La lavorazione del pane a scopo rituale in Sicilia è un’arte antichissima, che risale al periodo ellenico ed è legata alla celebrazione della divinità agraria Demetra che, secondo la mitologia, insegnò all’uomo l’arte della panificazione.

 

Il mito racconta che il Dio degli  inferi Ade rapì Kore, figlia di Demetra, sulle rive del Lago di Pergusa nei pressi di Enna. Demetra cercò la figlia invano ed infine, accecata dal dolore, distrusse i campi e rese arida la terra. Zeus accorse in suo aiuto, concedendole di incontrare Kore almeno una volta l’anno. In occasione della festa denominata"Megalartia", il pane modellato a forma di cervo, detto "Achainai", veniva offerto in sacrificio a Demetra per lenire il dolore dovuto alla perdita della figlia, e nello stesso tempo per ottenere la protezione della dea sui raccolti Oggi,  la Cerva con una simbologia cristiana è presente negli altari di San Giuseppe di Chiusa Scafani, piccolo centro in provincia di Palermo.

 

I cosiddetti “altari” sono degli “ex voto” che una famiglia, una persona singola o anche una comunità promette al Santo in cambio di una grazia da ricevere ogià ricevuta. Vengono allestiti nelle case che, per tutta la giornata rimangono aperte ai visitatori. In ricordo della carità cristiana verso i più poveri, l’usanza vuole che la famiglia devota inviti a pranzo tre persone che rappresentano simbolicamente la Sacra Famiglia. La tavola è apparecchiata con tovaglie preziose e immagini sacre e ciascun ospite può sfamarsi con pasta condita in diverse maniere, formaggi, verdure e dolci come i cannoli, le cassate,la pignolata e le cassatelle.

 

La sacralità del pane, peraltro, è una tradizione molto antica in tutto il bacino del mediterraneo, Omero, per distinguere i greci civili, dai popoli cosiddetti barbari, chiamava i suoi connazionali “uomini che mangiano pane”.

 

Numerose e tutte interessanti le storie che il museo regala ai suoi visitatori, grazie alla passione e alla cultura di Gaspare Cammarata e dell’associazione di volontari che raccoglie da lunghi anni queste testimonianze rituali e riceve e conserva forme di pane da tutta la regione. Tra le numerose tradizioni quella di “Sant’Antonuprotettore degli animali domestici

 

Il 17 gennaio è tradizione riunire gli animali domestici, specialmente cavalli, muli ed asini, nello spazio antistante la chiesa di Sant’Antonio Abate affinché, al termine della Santa Messa, il prete possa benedire gli animali. Pane rituale sono i “Cuddureddi di Sant’Antonu” piccole ciambelle di pane azzimo.

 

Infine anche gli ultimi anni hanno arricchito con spirito contemporaneo la collezione. Grazie alla fantasia popolare che ha creato altri pani: la mano ed il bastone di San Biagio, la papera e altri animali. Molto piccoli, nonché preziosi i canestrini con frutta e fiori che potrebbero sicuramente sostituire un gioiello.