Questa rivista deve il suo nome al Frecciarossa. Il Frecciarossa all’Alta Velocità ferroviaria inaugurata, nella sua configurazione attuale, il 5 dicembre 2009. Un’anteprima si era tenuta il 24 marzo dello stesso anno, quando per la prima volta il Frecciarossa in un viaggio prova percorse la nuova tratta AV Bologna-Firenze. Il treno partì da Milano e raggiunse Roma in tre ore. 

A bordo era presente l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che compì parte del viaggio in cabina di guida e indossò il berretto da capotreno, accreditandosi l’attributo di presidente ferroviere. Così lo abbiamo ricordato su FSNews, così lo ricordiamo qui, nella prima occasione utile e a poche settimane dalla sua scomparsa. 

Lo facciamo anche per riproporre la questione delle infrastrutture di cui questo Paese, come ogni Paese, ha tanto bisogno se lo vogliamo più coeso, attrattivo e competitivo. E soprattutto più sostenibile, dal punto di vista sociale, economico e ambientale, visto che parliamo di infrastrutture finalizzate ad assicurare una mobilità collettiva, accessibile a tutti, efficiente e green. 

Parliamo inoltre di infrastrutture che nella loro fase progettuale cercano il massimo coinvolgimento delle comunità interessate, in quella esecutiva adottano tutte le misure necessarie a ridurne l’impatto sul territorio e, nel loro successivo utilizzo, diventano fattori abilitanti di ulteriori servizi, quali una diffusa ed efficiente connettività e stazioni pronte a farsi centri polifunzionali a beneficio della collettività. 

C’è dell’altro. Com’è solito evidenziare l’amministratore delegato di FS Italiane, Luigi Ferraris, la stagione che viviamo, per varie ragioni, ha riportato al centro dell’agenda politica nazionale ed europea il tema delle infrastrutture. Una ragione, tutta nostra, è che, tolta l’Alta Velocità Torino-Salerno, terminata appunto 14 anni fa (ma la sezione Roma-Firenze fu inaugurata nel 1992), le nostre infrastrutture hanno mediamente – lo ricorda sempre Ferraris – oltre 60 anni d’età. L’upgrading tecnologico ne consente oggi un uso più efficace e sicuro; tuttavia, la rete nel suo complesso è stata concepita e realizzata in una realtà socioeconomica e tecnologica ben diversa dall’attuale. Le ragioni del fare sopravanzano quindi, e di molto, quelle dell’inerzia. Di un no troppo spesso aprioristico, se non ideologico. E comunque sempre meno pressante e convinto di un tempo. 

Se leggete questo editoriale, sarete quasi senz’altro in treno. Se avete scelto un mezzo di trasporto collettivo ne conoscete tutte le positività. Che sopravvivono oggi al nostro isolarci davanti allo schermo di uno smartphone o di un pc. Che sopravviveranno domani quando sulla nostra testa viaggeranno scooter volanti e taxi droni. Sono tante le positività che apprezziamo e un’altra la potrete vivere da subito, leggendo nelle prossime pagine che un Frecciarossa, da questo mese, vi porterà direttamente a Pompei, connettendovi comodamente e in sicurezza – come ci racconta il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, promotore dell’iniziativa – con la nostra storia, il nostro patrimonio e le nostre radici. 

Perché treno e cultura, treno e arte, treno e società sono binomi inscindibili. Se non bastasse, per dirla con Antonio Machado, «luego, el tren, al caminar/siempre nos hace soñar (e poi, il treno, nel viaggiare, sempre ci fa sognare)». 

Un altro ottimo motivo per sceglierlo, e averne sempre di più. Buona estate, e buon viaggio, quindi.