In apertura, showroom Prada, via Bergamo a Milano, edizione ApritiModa 2019 © Elena Rosignoli
Palazzi storici, cortili nascosti, vecchie fabbriche reinventate. Sono tanti i luoghi fisici che racchiudono la magia del genio e della creatività artigianale, che tutto il mondo invidia all’Italia, pronti a spalancare le proprie porte nel weekend del 24 e 25 ottobre. L’occasione è ApritiModa, un evento che quest’anno per la prima volta coinvolge tutta la Penisola, per consentire a grandi maison, aziende e musei del lusso di mostrare come l’invenzione diventa prodotto. Un lungo viaggio da Nord a Sud alla scoperta del saper fare italiano, un'occasione unica per visitare gratuitamente i luoghi del bello, atelier e laboratori su prenotazione tramite il sito apritimoda.it. Si parte dalla manifattura, in Piemonte, dove nascono i cappelli diventati immortali grazie al cinema. Due le case di moda cult: Borsalino, a Spinetta Marenco, vicino Alessandria, fabbrica che da 165 anni produce i copricapi resi famosi da Humphrey Bogart in Casablanca ed esposti in un museo dedicato, e Cappellificio Cervo, che prende il nome non da una famiglia ma dal torrente che attraversa il Biellese. Oltre a bombette e cilindri, si possono ammirare anche abiti e tessuti preziosi di altri grandi nomi come Lanificio Fratelli Cerruti a Biella, Herno a Lesa (NO) e Piacenza Cashmere a Pollone (BI). Si passa poi in Lombardia, dove è nutrita la lista dei brand: da Brunello Cucinelli a Curiel, dalla Fondazione Gianfranco Ferré a Versace, da Fratelli Rossetti a Trussardi, presente dalla prima edizione nel 2017. Ma poi anche in Veneto, con la Tessitura Bevilacqua e il Lanificio Bottoli, per citarne al- cuni, in Liguria con Cordani Velluti, tessuti apprezzati anche da J.F. Kennedy, e in Emilia Romagna con Furla.
Curiel, via Montenapoleone a Milano © ufficio stampa ApritiModa
Tappa obbligata la Toscana, da sempre una delle regioni che maggiormente ospita le grandi aziende manifatturiere made in Italy. Quindi appuntamento a Firenze con Enrico Coveri e il suo palazzo sul Lungarno Guicciardini, una volta proprietà dei Medici, e Loretta Caponi che apre al pubblico il suo laboratorio di 850 m² in via delle Belle Donne, dove nasce la lingerie di alta moda scelta dalla duchessa di Kent. Fuori dalla Città del Giglio, sulle dolcissime colline del Chianti a Bagno a Ripoli (FI), una zona storica per la lavorazione del pizzo, ha sede l’headquarter di Ermanno Scervino. Vicino Arezzo, invece, c’è la fabbrica-giardino di Valvigna per scoprire le collezioni di Prada e Miu Miu, con i magazzini per le materie prime e gli archivi storici delle collezioni di pelletteria e calzature. Immancabile poi la sosta al Museo del Tessuto di Prato (PO) che, tra il percorso espositivo permanente e le mostre temporanee, rappresenta una delle realtà più attive d’Italia. Si arriva poi in Campania, a Napoli, che oltre a ospitare alcune delle pelletterie più importanti del Paese, accoglie il Museo della Moda di Napoli, parte integrante della Fondazione Mondragone. Situato in un antico palazzo monumentale, custodisce merletti e ricami dalla fine del XIX ai primi del XX secolo, espone collezioni permanenti di grandi stilisti napoletani come Fausto Sarli e Livio De Simone, tessuti di arredamento della manifattura di San Leucio (1850-1950), abiti donati dalle migliori famiglie della città realizzati tra l’800 e la prima metà del ’900, paliotti e paramenti sacri del 1600. Un archivio vastissimo, insomma. Proprio per questo, secondo il commissario straordinario del museo Maria d’Elia, «partecipare ad ApritiModa è un’occasione unica per diffondere e far conoscere la storia dell’artigianalità e la tradizione del made in Italy». Soprattutto nel primo anno in cui la manifestazione coinvolge tutto lo Stivale. Sono infatti presenti anche altre realtà manifatturiere di Umbria, Calabria e Sardegna, perché la ripartenza si costruisce insieme e grazie al “fatto bene”, che fiorisce in ogni angolo.
Articolo tratto da La Freccia
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