In apertura, Lara-Vinca Masini che fotografa il neon di Lucio Fontana in mostra alla Triennale di Milano, 1972

 

«I rapporti con l’arte, anche se non contemporanea, li avevo avuti fin da bambina, perché mio nonno paterno era restauratore come mia zia, una restauratrice conosciutissima, esperta dell’800».

Lara-Vinca Masini ha abitato e si è fatta abitare dall’arte, per tutti i 98 anni di vita. Storica e critica, instancabile autrice di numerosi saggi, monografie e studi enciclopedici, è stata curatrice di innovative mostre dedicate al contemporaneo, all’architettura, al design e alle tecniche applicate.

 

Lo studio, la ricerca e i dialoghi serrati con artisti, designer e architetti sono stati i pilastri della sua lunga biografia. L’arte interpretata come luce, faro sulle scelte personali e collettive, capace di avere «una sua funzione di orientamento attivo nella vita umana», fonte di creatività inesauribile da riversare anche sulle città per migliorarle e farle schiudere a nuove prospettive.

 

La sua eredità culturale può essere intesa come La memoria del futuro, titolo della mostra che il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato le dedica.

Un percorso espositivo, curato da Stefano Pezzato, visitabile fino al 3 marzo, che racconta ed espone l’esteso archivio-biblioteca di Masini, conservato proprio al Pecci. Un patrimonio di oltre 200mila pezzi che la studiosa ha messo insieme, incrementato e curato nel corso della sua carriera fino a renderlo una fonte d’ispirazione per nuovi approfondimenti e ricerche.

Come affermava lei stessa, «uno stimolo per il recupero di una creatività nutrita di una linfa nuova».

 

Articolo tratto da La Freccia di gennaio 2024