Al minuto 80 circa di Spellbound (in italiano Io ti salverò), film del 1945 diretto da Alfred Hitchcock, dinnanzi agli occhi dello spettatore prende forma una sequenza divenuta pietra miliare nella storia della cinematografia: nella pellicola del maestro del brivido, appare un dipinto monumentale onirico realizzato dal genio del surrealismo Salvador Dalí. Dall’incontro tra i due artisti e i loro talenti nasce la mostra Spellbound: Scenografia di un Sogno, fino al 30 settembre nella Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta di Napoli. Con il Frecciarossa treno ufficiale dell'esposizione, ci sono sconti per chi raggiunge la città partenopea con le Frecce.

Allestimento della mostra Spellbound: Scenografia di un Sogno con opere di Dalì e Hitchcock

Dopo quest’unica tappa europea, l’esposizione, curata da Beniamino Levi con la direzione di Roberto Pantè, raggiungerà Seul e New York. Per i cinefili italiani è dunque un’occasione da non perdere: si possono ammirare oltre 100 esemplari originali di Dalí, tra cui sculture in bronzo, opere in vetro Daum, grafiche, libri illustrati, tarocchi, oggetti di design e arredi, valorizzati da proiezioni cinematografiche ed effetti sonori e multimediali.

Salvador Dalì, Frame del video Paranoia prodotto da Phantasya Communication, mostra Spellbound: Scenografia di un sogno

Salvador Dalì nel frame del video "Paranoia" prodotto da Phantasya Communication

Il percorso ruota attorno ai temi del film, la paranoia, la perdita della memoria, la fase onirica, la psicoanalisi, il recupero della memoria, e culmina con Spellbound, il dipinto di 30 metri creato dal pittore catalano, esposto per la prima volta in Europa, corredato da proiezioni e dalla colonna sonora premio Oscar del compositore Miklós Rózsa.

IL LEGAME TRA DALÌ E HITCHCOCK NEL PODCAST DI FEDERICA GHENO

 

La storia di Io ti salverò, basata sull’adattamento del romanzo La casa del dottor Edwardes di Francis Beeding, si svolge nella clinica psichiatrica Green Manors, dove lavora la dottoressa Constance Petersen (Ingrid Bergman). L’arrivo del nuovo direttore, il dottor Anthony Edwardes (Gregory Peck) è subito avvolto dalla suspence. Presto si scopre che quello non è il suo vero nome, si chiama John Ballantyne, soffre di amnesia dissociativa ed è affetto da una fobia per la quale i ricordi spiacevoli tornano a galla ogni volta che incrocia con lo sguardo delle linee scure parallele. Gli capita anche durante un viaggio in treno verso la città di Rochester: dopo aver intravisto dal finestrino i binari ferroviari, gli torna in mente l’esperienza dolorosa vissuta a Roma come membro dell’aviazione americana durante la Seconda guerra mondiale. Ballantyne è convinto di aver ucciso il vero dottor Edwardes e Constance, innamoratasi di lui, chiede l’aiuto del suo ex professore di psicanalisi, il dottor Brulov, per risolvere l’enigma della sua identità. I tre personaggi sono i protagonisti del momento cardine del lungometraggio: un sogno descritto da Ballantyne ai due medici.

Alfred Hitchcock nel frame del video Paranoia prodotto da Phantasya Communication

È proprio per la scenografia di questa sequenza che Hitchcock volle a ogni costo il contributo del maestro surrealista. «Il produttore del film, David Selznick, pensava che volessi Dalí solo per motivi pubblicitari. Non era vero. Pensavo che per le riprese di un sogno non avremmo dovuto ricorrere all’effetto annebbiato troppo vecchio stile che si otteneva spalmando vaselina sull’obiettivo. Volevo realizzarle con chiarezza e intensità visiva più intense del film stesso e ho usato Dalí per le sue qualità di disegnatore», spiegò anni dopo il regista in un’intervista.

Una delle opere di Salvador Dalì esposte alla mostra Spellbound: Scenografia di un Sogno

La sequenza è simbolica, potente e dà l’impressione di entrare in un quadro del pittore, con occhi che spuntano dalle pareti e da tende, uomini dal volto ignoto e oggetti dai bordi indefiniti. L’insieme delle scene affascina anche per l’impatto psicologico: gli elementi del sogno, tutti con un significato preciso spiegato in psicanalisi, costituiscono la svolta finale del film.

L'orologio molle in oro, iconica opera di Salvador Dalì esposta nella mostra Spellbound: Scenografia di un sogno

Per questa collaborazione, Dalí disegnò 100 schizzi e cinque dipinti a olio, ma per realizzare tutto ciò che aveva prodotto sarebbero stati necessari 20 minuti di film. Ne vennero montati solo tre, sia per un problema di durata complessiva della pellicola, sia perché in quegli anni era impossibile girare le proiezioni del genio spagnolo che, tra le tante proposte, aveva immaginato 20 pianoforti sospesi sulle teste di circa 100 invitati a un ballo o il corpo della protagonista completamente ricoperto di formiche. Dalí, come Hitchcock, era sempre abilissimo ad autopromuovere e spettacolarizzare la propria immagine e le proprie opere. Così, anni dopo l’uscita di Spellbound, commentò tranchant la riduzione delle sue scene: «La sequenza del film è un bel lavoro in cui le parti migliori sono state tagliate».