La Pasqua è la festa cristiana per eccellenza. Contiene in sé un immaginario denso e pregnante di simboli: penitenza, purificazione attraverso il sacrificio, passione, morte e rinascita. Una festa cardine della cristianità che si mescola a forti valori culturali e alle tradizioni e ai miti agrari che nel tempo hanno nutrito la moltitudine di riti religiosi che ne cadenzano lo svolgimento.

 

Da Nord a Sud, infatti, paesi e città durante la Settimana Santa sono invasi da feste popolari, rappresentazioni della Passione di Cristo, sagre e tradizioni folcloristiche. Ma appare impossibile immaginare un viaggio attorno alla Pasqua senza tenere conto del momento particolarmente impegnativo e difficile che l’Italia tutta sta attraversando a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19.

 

In tempi assai incerti, accostarsi alla Pasqua per riscoprirne il significato originario fatto di rinascita e resurrezione può davvero essere un giusto viatico per affrontare in modo positivo le difficoltà di un percorso quaresimale particolarmente duro e guardare a una nuova primavera.

 

È l’intera Settimana Santa a essere scandita da pratiche e cerimonie caratterizzate da una intensa partecipazione popolare. Le consuete manifestazioni che richiamano ogni anno grandi assembramenti di persone con molta probabilità non si svolgeranno, spazio, forse a riti a porte chiuse che arriveranno nelle case degli italiani attraverso dirette social e televisive. Quello che permane però, da Nord a Sud, è il senso e la profondità di una festività carica di suggestione, con le sue riflessioni, e che unisce anche attorno a una tavola imbandita. Svariate le prelibatezze che diventano protagoniste durante il periodo pasquale, nelle quali si possono cogliere riferimenti alla rinascita.

 

Ecco allora le uova, simbolo di vita appena germogliata, introdotte in torte dolci e salate come elemento decorativo, utilizzate in diverse pietanze e riprodotte in cioccolato, per la gioia di grandi e piccini. Poi la colomba, simbolo di pace e salvezza, dolce la cui origine è avvolta nel mistero. Sembra risalire a tradizioni lombarde e venete, in particolare di Verona, ma ormai è amata, apprezzata e ricreata in maniera artigianale in tutto il Belpaese. 

 

Vogliamo comunque ricordare alcune manifestazioni che animano e colorano i giorni pasquali, anche se quest’anno saranno sospese, per mantenerne viva la tradizione anche solo nella memoria Ad esempio, a Bormio, in provincia di Sondrio, è rinomata la tradizione dei Pasquali, vero e proprio rito propiziatorio per l’arrivo della primavera, durante il quale vengono benedetti cinque agnellini. Tra i riti che celebrano l’uovo, a Urbania (PU), spazio al gioco Punta e cul, ispirato ad antiche usanze contadine.

 

La colomba è invece protagonista del celebre Scoppio del Carro a Firenze, che risale ai tempi della prima crociata. Un carro viene trasportato da buoi bianchi da piazzale del Prato fino al Duomo e una simbolica colomba (un razzo dalle sembianze di un bianco piccione) incendia i fuochi d’artificio contenuti nel carro. E se lo scoppio avviene in maniera perfetta l’anno sarà propizio. Tra i piatti tipici in Liguria spunta la Torta Pasqualina, ricetta risalente al 1400, una pasta sfoglia ripiena di biete o spinaci, uova e ricotta. Una delizia per occhi e palato. L’Emilia-Romagna è famosa per la tardura (tiratura), una minestra composta da impasto artigianale sbriciolato in piccoli deliziosi pezzi nel brodo, e la pagnotta pasquale, pane lievitato e accompagnato da uova sode.

 

La crescia di Pasqua è invece un delizioso piatto tipico delle Marche, un composto fatto di uova, pecorino, parmigiano ed Emmental che richiede una lunga lievitazione.

Arrivando al Sud, in Campania il venerdì santo è da sempre un momento di meditazione collettiva per la comunità, che condivide un percorso di rinnovamento spirituale tra fede e passione popolare. È il caso delle Processioni degli incappucciati di Sorrento tra il giovedì e il venerdì santo, tradizione risalente al 1300 e molto sentita dagli abitanti del luogo che si tramandano il loro posto in processione di padre in figlio. La domenica è invece dedicata alla convivialità e alla tavola con un tripudio di sapori, tra il casatiello rustico l’irrinunciabile pastiera di grano.

 

Prodotti semplici, legati alla terra e alla rinascita, come le scarcelle, biscotti di forme diverse, decorati e farciti con uovo sodo, prodotti in casa e regalati ai bambini accompagnano la Pasqua pugliese. Particolarmente suggestive, a Taranto, le rappresentazioni del giovedì e venerdì santo, che si snodano attraverso tre lente processioni, per circa 40 ore di fede e devozione. La domenica di Pasqua a Troia (FG) dà spazio alla Processione del Bacio, con le statue della Madonna e del Cristo che per due volte si avvicinano e si ritraggono. Ricca di fascino è anche la Settimana Santa di Ruvo (BA), con suggestive processioni risalenti al 1600.

 

Atmosfera raccolta e suggestiva a Matera, dove i Sassi, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, diventano teatro perfetto per rivivere la Passione di Cristo. Molto diffusa in Basilicata è la pastiera, ma in una versione povera rispetto alla napoletana, più barocca e ricca di sapori e colori. A Civita e a Frascineto, in Calabria, ma anche a Spezzano Albanese (CS) si tengono le Vallje, danze e canti popolari in Arbëresh (albanese) composti nell’800. Tra le manifestazioni più emozionanti la processione dei Vattienti (flagellanti) che si svolge da secoli a Nocera Terinese (CZ) ogni venerdì e sabato santo e tra le specialità del periodo pasquale troviamo la pitta con niepita, cotta al forno e ripiena di marmellata d’uva, lavorata con cannella, noci tritate, cacao e liquore, o la pitta impiulata, tipica di Paola (CS), composta da due dischi sottili di pasta farciti con formaggio a fette, uova sode e soppressata, decorata con una croce e delle foglie di ulivo incrociate.

 

Celebrazioni intense per tutta la Settimana Santa animano da secoli anche in Sicilia, legate ad antichissime e radicate tradizioni come i riti risalenti al tempo della dominazione spagnola di Enna, la Real maestranza a Caltanissetta, la processione dei Misteri a Trapani. La processione delle Barette prevista per il venerdì santo, a Messina, è una particolare Via Crucis datata XV secolo che quest’anno si ferma, ma rimane viva nel ricordo dei fedeli.

 

L’agnello, altro simbolo della Pasqua che rimanda alla crocifissione di Gesù, in Sicilia è assoluto protagonista in pasticceria: quello reale viene realizzato con pasta di mandorle e ripieno di torrone gelato ai canditi o gianduia alle nocciole, mentre l’agnello di cedro, sempre a base di pasta di mandorle finemente lavorata, ha un ripieno di cedro candito e una lunga cottura in forno per fissarne al meglio sapore e profumi. Esclusivamente messinese è il tronchetto pasquale preparato con morbido pandispagna e crema gianduia rifinito con agnellino al pascolo. Poi c’è il dolce siciliano per antonomasia, la cassata, nata a Palermo tra il IX e XI secolo durante la dominazione araba. Proprio a quel periodo, infatti, risale il nome originario, qas’at (in arabo casseruola, scodella).

 

Ricotta, zucchero, uova, vaniglia e arancia compongono le pardulas, squisite ciambelline ripiene preparate con pasta sfoglia impastata con farina di semola tipiche della Sardegna, così come i piricchitus, una frolla all’uovo ricoperta di una particolare glassa al limone.

 

Un tripudio di sapori, profumi e colori che può impreziosire la tavola degli italiani. Un patrimonio di tradizioni antiche e preziose da riscoprire. La Pasqua di questo 2020, seppur differente rispetto agli anni passati, resta carica di simboli e significati, e diventa occasione di riflessione e rinascita oggi ancor più necessaria.