In cover, l'interno della Cappella degli Scrovegni © Danita Delimont/Adobestock
Oltre la Cappella degli Scrovegni e la Basilica del Santo a Padova ci sono altri sei siti capaci di stupire i visitatori e convincerli a prolungare il soggiorno in città. A premiarne l’unicità è l’Unesco, che ha di recente inserito, nella World Heritage List, I cicli affrescati del XIV secolo di Padova: otto complessi architettonici, religiosi e secolari, che ospitano una selezione di dipinti del ‘300. A partire da quelli di Giotto, che qui sperimenta per la prima volta la prospettiva. Una delle peculiarità che hanno fatto raggiungere alla città l’ambito risultato, dopo anni di impegno e condivisione con i cittadini.
IL CENTRO STORICO AFFRESCATO
«Padova è l’unica città al mondo ad avere cicli affrescati tutti nel centro storico, che coprono un’evoluzione artistica lunga un secolo. Si va dal 1302, con quelli attribuiti a Giotto nella Basilica del Santo, fino al 1397, l’anno in cui fu decorato l’Oratorio di San Michele. Inoltre, una caratteristica tutta italiana è la presenza di una narrazione continua lungo le pareti», spiega Federica Millozzi, storica dell’arte, funzionario dell'Ufficio patrimonio mondiale del Comune, che ha seguito l'iter di candidatura e ha partecipato alla stesura del dossier, dal nome Padova Urbs picta.
Ma l’eccezionalità di questo itinerario è data anche da un felice connubio tra gli artisti e chi ne volle la realizzazione, a testimonianza di un periodo molto florido per la città. Gli autori furono tutti chiamati da fuori, dai religiosi della Basilica del Santo o dalle più importanti famiglie patavine.
Una committenza di tipo borghese è quella della Cappella, voluta dal facoltoso banchiere Enrico Scrovegni. Mentre la Cappella della Reggia Carrarese, voluta dai signori di Padova, è stata affrescata da un pittore di corte, Guariento. «E ci sono anche due committenze femminili: Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, per il Battistero della Cattedrale, la nobile Traversina Cortellieri per la Cappella omonima nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani».
Cappella degli Scrovegni
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
Il primo sito della lista Unesco è la Cappella degli Scrovegni, decorata con il ciclo di affreschi meglio conservato di Giotto e considerato il suo capolavoro. «Due sono le grandi novità di Giotto che “rende moderna la pittura antica”, come scriveva il pittore e trattatista Cennino Cennini. Una è l’uso della prospettiva, a cui arriva con l’aiuto di studi universitari di ottica. Nella Cappella, infatti, sono inserite figure volumetriche riprodotte come se fossero scatole.
La seconda è una sorta di preumanesimo rappresentato, per esempio, dal bacio di Anna e Gioacchino, il primo nella storia dell’arte, reso in modo realistico attraverso due labbra che si toccano. Come sembrano vere le lacrime sui volti delle madri della Strage degli innocenti, un particolare scoperto con il restauro del 2000», continua l’esperta.
Palazzo della Ragione
DAGLI EREMITANI ALLA RAGIONE
Proprio a fianco degli Scrovegni c’è la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, il secondo sito della serie inserita nella World Heritage List. Oltre alla Cappella Cortellieri (1370 circa), in cui si trovano testimonianze di Giusto de’ Menabuoi, conserva, ma solo in parte a causa dei danni della Seconda guerra mondiale, un ciclo con la storia dei due discepoli affrescato tra il 1361 e il 1365 dal pittore Guariento di Arpo.
Non manca, poi, una committenza civica, nel Palazzo della Ragione, che campeggia tra le vivaci piazze delle Erbe e della Frutta, occupate da banchi che ormai non vendono solo i prodotti da cui prendono il nome.
Il terzo luogo diventato Patrimonio Unesco, commissionato dall'amministrazione cittadina, è lo scenografico salone all’interno della struttura. In origine aveva una copertura a carena di nave, decorata con stelle e pianeti. Purtroppo, il soffitto fu distrutto da un incendio nel 1420 e il salone subì vari danni nei secoli. Rimangono le pitture sulle pareti che hanno come soggetti degli animali, ognuno a contrassegnare i tribunali che lì avevano sede, e i segni zodiacali, affiancati da riquadri con i mestieri e le attività stagionali.
La cupola del Battistero della Cattedrale © Mauro Magliani & Barbara Piovan
BATTISTERO E REGGIA CARRARESE
Altro stupore suscita la visita del Battistero, a fianco della Cattedrale, quarta tappa da non perdere in città. «Fina Buzzaccarini ne fece il mausoleo per sé e il marito Francesco I da Carrara, detto il Vecchio, che dà il nome alla Reggia Carrarese a pochi passi da qui, il quinto luogo Unesco», spiega il direttore del Museo diocesano, Andrea Nante.
«Il Battistero è affrescato da Giusto de’ Menabuoi: si parte dalla creazione del mondo e si chiude con l’Apocalisse. Nella cupola, campeggia Cristo pantocratore tra angeli e profeti. Da osservare anche la scena dell’Annunciazione per lo sfondamento prospettico, reso da un chiostro con un’esile colonnina sul fondo. Tra la folla che assiste ai miracoli di Gesù c’è anche Francesco Petrarca, poeta di fama che contribuì all’arricchimento culturale della città. Le sette chiese del sogno apocalittico sono le chiese padovane».
L’episodio di Noè e il Diluvio offre l’occasione per porre l’attenzione sui mestieri medievali, come il carpentiere che batte le assi dell’Arca. Gesù, raffigurato nel momento del Battesimo, è illuminato dalla luce reale di due finestre. Per Nante «entrare qui è un’esperienza di immersione per il fedele di allora e per il visitatore di oggi».
La Crocifissione nella Cappella di San Giacomo, all'interno della Basilica del Santo
LA BASILICA E I DUE ORATORI
Per proseguire nella visita ci si sposta in piazza del Santo, per ammirare la Basilica e, a fianco, l'Oratorio di San Giorgio, sesto sito protetto dall’Unesco. Anche qui il colpo d’occhio è notevole, ricco di scene, personaggi e colori. «Il monumento nasce come tomba per Raimondino Lupi di Soragna, condottiero della corte Carrarese, tra il 1370 e il 1380», spiega la studiosa Giovanna Baldissin. «Il ciclo è opera di Altichiero e racconta le storie di San Giorgio, santo guerriero per eccellenza, e la vita di Gesù. Ad assistere alla Crocifissione ci sono i padovani, ma anche mongoli, ebrei e saraceni».
Si entra poi, nella Basilica di Sant’Antonio, la settima meraviglia. «Qui, del ‘300 rimane la grandiosa Cappella di Bonifacio, cugino di Raimondino, personaggio tanto potente da ottenere una cappella di fronte a quella del Santo. Le scene raccontano i miracoli di San Giacomo il Maggiore, grazie all’estro di Altichiero e Jacopo Avanzi. La scena più straordinaria è la Crocifissione. Con l’uso di colonne reali Altichiero anticipa la realizzazione di uno spazio prospettico, nel modo in cui, nel secolo successivo, diventerà normativo per gli artisti rinascimentali».
Si arriva, infine, alla Cappella della Madonna Mora, parte dell'antica chiesetta di Santa Maria Mater Domini, inglobata nell'attuale Basilica. Dietro la statua di Maria, si intravede un affresco con Dio padre, gli angeli e i profeti. È nascosto, ma prezioso, perché potrebbe essere uno dei primi realizzati da Giotto. Una volta usciti, si completa il giro tematico. A poca distanza, vicino al Castello carrarese, si trova l'ottavo sito del Patrimonio, l'Oratorio di San Michele, dipinto da Jacopo da Verona con episodi evangelici e, ancora una volta, di vita quotidiana.
Articolo tratto da La Freccia
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