Era il 1993 quando Francesco Ricasoli torna da proprietario sulle terre che da secoli sono state calpestate dai suoi avi, tra i quali Bettino Ricasoli, primo presidente del Consiglio del Regno d’Italia, dopo Camillo Benso di Cavour. “Ho iniziato quasi un secolo fa nel mondo del vino - scherza il barone - oggi l’azienda è cresciuta e diventata ben altro, rispetto a ciò che trovai nel 1993”. L’azienda Ricasoli 1141 si sviluppa tutt’oggi intorno al Castello di Brolio, nello splendido territorio di Gaiole in Chianti, un disegno naturale di colline e vigne, segnato anche dalle sterrate “strade bianche” lungo le quali, ogni anno, si svolge “L’Eroica” una gara ciclista per biciclette d’epoca, che ripercorre antichi tracciati e crea un’atmosfera unica. 

Per festeggiare tre decenni di crescita continua, Francesco Ricasoli ha presentato un nuovo vino che ha chiamato “Sanbarnaba” definendolo il “Trebbiano secondo Castello di Brolio”. Il progetto Castello di Brolio Sanbarnaba è l’ultimo tassello in ordine di tempo del lavoro di sperimentazione e ricerca che ha segnato la vita dell’azienda e le scelte di Ricasoli, con l’attenzione alla gestione sostenibile dei vigneti, lo studio sui suoli, la mappatura dei vigneti, il lavoro sulla selezione clonale, l’impegno a favore del rispetto ambientale. Un rigore scientifico che ricorda il grande avo Bettino Ricasoli che fece nascere il mito del Chianti Classico. A Brolio la tradizione convive con una visione ben definita e sempre in grado di generare sviluppi innovativi. 

bottiglia di vino

Per presentare la nuova etichetta che si aggiunge ad una batteria di vini di notevolissimo livello, il barone ha scelto la cucina dello chef stellato Vito Mollica al suo “Chic Nonna” ristorante gourmet all’interno di Palazzo Portinari Salviati, nel cuore di Firenze. La prestigiosa dimora rinascimentale del ‘400 fu la casa di Beatrice Portinari, musa di Dante e la prima residenza di Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana. Seduto a tavola con un calice in mano, Francesco Ricasoli parla del Brolio Chianti Classico e della sua Riserva. “La priorità è sempre stata il nostro Sangiovese, una lunga strada in questi trent’anni. Siamo stati i primi a compiere una zonazione di tutti i vigneti in modo scientifico, singoli appezzanti con suolo diversi”. E i risultati enologici non sono mancati, due cloni di Brolio sono nel registro nazionale delle varietà di uva. Un lavoro agronomico importante in collaborazione con l’Università di Pisa. Un forte apporto scientifico anche nello studio delle singole molecole, per il disegno preciso del dna. Per poter dire che quel vino viene esattamente da quelle piante.

ricasoli

Ed eccolo “Sanbarnaba” il nuovo vino di Castello di Brolio, ne è protagonista il Trebbiano, un vitigno sul quale sono state sperimentate in azienda nel corso degli anni vinificazioni non classiche. “Da dieci anni abbiamo incominciato a lavorare sui vitigni a bacca bianca - spiega Ricasoli - perché c’è una grande tradizione. Abbiamo iniziato a sperimentare, provocare con prove di Riesling, Chardonnay, Malvasia, ma ci si scontrava con risultati che ci piacevano poco. L’obiettivo era ritrovare le origini chiantigiane di Brolio non solo con un Bianco fatto bene, ma ripercorrendo la strada tracciata dai miei antenati. Nella convinzione che le uve frutto di una selezione di antico Trebbiano di Brolio avessero un potenziale straordinario”.

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Così si è arrivati ad un’interpretazione contemporanea del Trebbiano di Brolio, su terreni che vedono la netta prevalenza di arenaria, ricca di sabbia e pietre quanto povera di sostanza organiche.Il vigneto “San Barnaba” è situato a 480 metri, un luogo bellissimo, segnato da un antico tabernacolo dedicato a San Barnaba, protettore degli agricoltori, che protegga le uve dalle grandinate. Il sogno di Francesco Ricasoli di trovare un vino bianco da affiancare ai grandi rossi di Brolio ha preso corpo. Una bottiglia classica bordolese, il vetro colto marroncino, diversa da quelle usate solitamente per i vini bianchi. E sull’etichetta quella scritta un po’ vintage, ma tanto cara in Toscana, che definisce il Sanbarnaba, “Vin Bianco”, semplice e diretta.  Degustando si percepisce con chiarezza il potenziale di questo Trebbiano. Al naso, innanzitutto i profumi agrumati e tropicali della frutta, ben bilanciati da quelli aromatici, al palato giunge in perfetto equilibrio acido-sapido e di piacevole, elegante declinazione.  Un vino senza dubbio capace di reggere con eleganza gli anni che verranno, e presentarsi di grande valore, forza ed eleganza con qualche anno in più. Nel bicchiere il vino è morbido, armonioso, con una sapidità e un’acidità spiccate che ne esaltano freschezza e piacevolezza di beva fino al lungo finale. Sarà capace di affrontare il tempo con un potenziale evolutivo che è espressione di un grande terroir. Sanbarnaba 2020 è stato imbottigliato il 20 novembre 2021 in 5.600 bordolesi e 50 magnum. 

A Brolio la tradizione convive con una visione ben definita e sempre in grado di generare sviluppi innovativi.