Sono molte le ragioni per godersi il Lago Trasimeno una delle zone più suggestive e particolari del polmone verde d’Italia: la bellissima Umbria. Circa un’ora e mezza di viaggio da Firenze per raggiungere con i treni del sistema regionale di Trenitalia le sponde del lago, i suoi antichi borghi e le campagne ricche di eccellenze enogastronomiche. Tra queste vale sicuramente il viaggio, una vista alla tenuta di Viandante del Cielo, 24 ettari affacciati sulla sponda settentrionale del lago. Al centro della proprietà il convento dei cappuccini, monastero del XVI secolo, trasformato in un boutique Relais di campagna con dieci camere. Furono proprio i frati cappuccini francescani della comunità a coltivare viti, ulivi e ortaggi su queste placide colline, appena sopra la città lacustre di Passignano sul Trasimeno. Un luogo affascinante con incantevole vista sulla più grande delle tre isole del lago, l'Isola Maggiore, dove il loro ispiratore, San Francesco d'Assisi, aveva trascorso quaranta giorni e quaranta notti di digiuno.
Tracce di coltivazione ancora più antiche, di epoca romana ed etrusca, sono state ritrovate sui pendii appena sotto al Monastero. Sono i resti di un’antica “domus romana” scoperta a Quarantaia, distante pochi chilometri, a dimostrare che la zona era considerata una fertile risorsa agricola già nel primo secolo dopo Cristo. Oggi Viandante del Cielo è una moderna ed elegante cantina, unica proprietà italiana della “Skywalkers Winery” fondata dal regista e produttore George Lucas la cui grande passione per il mondo del vino affianca la splendida proprietà umbra, a Skywalker Ranch in California nella denominazione “Marin County”, e a Chateau Margüi in Francia nella denominazione Provenza.
L’azienda agricola è diretta da Joao Almeida, manager di grande esperienza nel settore dell’ospitalità e alla guida anche della parte di produzione vinicola. Originario del Portogallo interpreta con professionalità e passione le linee guida della proprietà che possiamo sintetizzare con le parole “rispetto del tempo”, per la miglior riuscita del progetto complessivo. La fortuna di poter aspettare e utilizzare il tempo nella miglior maniera è stato il vantaggio di cui Joao Almeida ha potuto disporre insieme alla profonda conoscenza tecnica e competenza degli enologi Maurizio Castelli e Mary Ferrara. Ne abbiamo parlato con lui a Milano in occasione della degustazione dei vini di Viandante del Cielo abbinati alla raffinata e concreta cucina di chef Elio Sironi che guida con esperienza e talento la cucina di “Ceresio 7”.
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La parte vinicola della proprietà si è sviluppata successivamente a quella ricettiva, quando sono stati acquisiti i terreni circostanti dove si trovavano uliveti e vigneti. All’inizio l’obiettivo era avere maggior spazio e dunque maggior privacy per gli ospiti, ma in breve la qualità dei terreni ha portato a intraprendere il progetto vinicolo. E qui è entrato in campo Maurizio Castelli che si è subito appassionato e, si può dire, molto “divertito” a ricostruire i terrazzamenti per le viti, come facevano i monaci nel passato, a diverse altezze, con i vitigni a bacca bianca più in basso, per avere maggior freschezza.
Una cantina di alto livello tecnologico, con gli strumenti più avanzati, nata dalla piena intesa tra Almeida, Castelli e Ferrara. Un lavoro che mette al centro il gruppo, la squadra, a partire dalla degustazione delle basi e delle diverse uve per comporre il vino migliore. “Apprezziamo molto la lettura del vino che hanno le donne, come mia moglie - sottolinea il direttore - siamo molto legati al progetto, c’è tanto di nostro nell’azienda”. La cantina vera e propria esiste da due anni, scavata per quaranta metri all’interno della scarpata “Abbiamo recentemente acquistato due terreni per piantare ancora Ciliegiolo - aggiunge Almeida - e un altro appezzamento più piccolo da dedicare al bianco, anche se ci sono 160 ulivi da spostare. Produciamo anche l’olio, 850 litri quest’anno”.
Non c’è fretta a Viandante del Cielo, ma voglia di alta qualità, la prima annata è la 2018, in bottiglia ora. Gli altri due vini, dei tre prodotti, sono del 2017.
Il bianco “Lungolago” è composto dai vitigni Grechetto e Chardonnay in maggiorana, all’inizio sembrava “il brutto anatroccolo”, invece è un vino di gran carattere e struttura. Maurizio Castelli ha piantato vitigni che riteneva corretti per quel territorio e per la resa dei vini. Non per moda, bensì per dare identità e lunghezza finale, per una beva intensa e ben declinata. Un vino capace di reggere il tempo con maturazione precisa e di bella impronta come si evince dopo la permanenza nel calice dove sviluppa ulteriore bellezza olfattiva.
Pristinum 2019 al secondo imbottigliamento è un rosso a maggioranza Ciliegiolo, il restante è un blend di vitigni autoctoni: Pugnitello, Foglia Tonda, San Forte e Cannaiolo. Tutti vinificati separatamente con passaggio in botte piccola da sei a otto mesi. Un vino di bella beva accogliente nei sentori fruttati e vegetali.
“Un vino che vuole dare immagine vera dell’Italia ed evitare una certa aggressività dei vitigni umbri” dicono in cantina.
La terza etichetta è “Viandante” un blend bordolese di spiccata matrice locale che presenta l’identità piena dell’azienda. I vitigni sono Cabernet Sauvignon e Merlot, che passano 12 mesi in botte nuova e successivamente in vasche di cemento “Tulipe” (forma conica arrotondata come il bocciolo di un tulipano). Il sorso è pieno e di grande godibilità.
“Siamo ancora in un periodo di scoperta - chiudono i responsabili - dove seguire le evoluzioni con attenzione per apportare i dovuti ritocchi. Stiamo migliorando, l’idea è di fare passi lenti e misurati. Una quarta etichetta solo quando le attuali saranno stabilizzate per resa e qualità”.
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