Quando i tuoi antenati vengono nominati cavalieri nel 786 direttamente da Carlo Magno, qualche responsabilità devi obbligatoriamente sentirla. Anche per il fatto che lungo il corso della storia dei Marchesi Gondi, diversi membri della famiglia hanno avuto importanti ruoli politici ed ecclesiastici. Giuliano Gondi era imparentato con Lorenzo il Magnifico e banchiere del Regno di Napoli, suo nipote Antonio Gondi fu co-finanziatore del primo viaggio di esplorazione di Giovanni da Verrazzano.

Vini Marchesi Gondi

La storia dei Marchesi Gondi è altrettanto antica anche nella produzione di vino a Tenuta Bossi, nel cuore del Chianti Rufina, dove regna il Sangiovese come già riportato nel Bando di Cosimo de Medici del 1716 che già descriveva le diverse denominazioni vinicole toscane. La famiglia acquistò la tenuta nel 1592. Da allora 25 generazioni di coltivatori di vino l’hanno portata avanti con continuità. Grande impulso fu dato alla viticoltura da una antenata degli attuali Marchesi, Madame Marie de Labrugière.

La nobildonna originaria di Châteauneuf du Pape rimase vedova dopo pochi anni di matrimonio con Francesco di Giuseppe Gondi e decise quindi di trasferirsi alla Tenuta Bossi che tanto le ricordava le campagne vinicole francesi e i vini che produceva la sua famiglia. Così con l’aiuto di cantinieri borgognoni, selezionò le parcelle di vigneto più adatte e iniziò a produrre un Chianti in pieno stile Borgogna, di fatto l’antenato dell’odierno Villa Bossi.

Vini Marchesi Gondi

Una storia davvero affascinate che metterebbe soggezione a chiunque se a raccontarla con grande naturalezza ed entusiasmo non fossero gli attuali Marchesi Gondi, Bernardo e il figlio Gerardo che guidano la tenuta di famiglia, che oggi conta venti ettari vitati, seguendo le orme della tradizione familiare e portando le proprie novità. La medesima naturalezza e ospitalità che li porta ad aprire spesso le porte di Palazzo Gondi, storica dimora nel cuore di Firenze, accanto a Palazzo Vecchio, per raccontare la loro storia attraverso il vino.

Palazzo Gondi a Firenze

Come accaduto, in occasione della settimana delle Anteprime Toscane, con un’eccezionale degustazione verticale del Chianti Rufina Villa Bossi che ha visto in assaggio fino all’annata 1979. Un percorso che ha consentito di comprendere la longevità della denominazione e la grande possente, e raffinata, eleganza del Villa Bossi.

«Sono oltre cinquant’anni che seguo l’azienda dopo mio padre - racconta il marchese Bernardo Gondi - oggi la responsabilità enologica è di Fabrizio Moltard, persona formidabile con la quale ho un confronto sempre costruttivo, e i miei figli Gerardo e Lapo seguono le mie orme. In particolare, Gerardo segue la parte vinicola dell’azienda. Si va verso il futuro, dunque largo alle nuove generazioni». «Oggi abbiamo venti ettari vitati - aggiunge Gerardo – con Sangiovese in diversi cloni, Colorino, Cabernet Sauvignon e Merlot. È il territorio che racconta la nostra storia».

Degustazione vini Marchesi Gondi

La degustazione è stata guidata da Gabriele Gorelli, massimo esperto, essendo l’unico italiano ad aver conseguito il titolo di Master of Wine, la più alta specializzazione mondiale nel settore. «Siamo in un luogo magico – esordisce Gorelli parlando nel maestoso salone del palazzo con arazzi e quadri Delfi antenati alle pareti e un monumentale camino di fronte – e mi piace molto esplorare le diverse annate di questa degustazione verticale (il medesimo vino in diverse annate, ndr), pensando che fu la quadrisnonna di Gerardo a creare questo stile. In generale, a quei tempi, si intendeva identificare i Borgogna come vini più carichi, maturi generosi. Era logico quindi cercare profondità nel Chianti. Il 1979 è stata la seconda annata di Villa Bossi».

Degstazione vini Marchesi Gondi

«Erano anni particolari – interviene Bernardo Gondi – ho iniziato nel 1972 con mio padre e dopo poco gli chiesi la libertà di agire come volevo in cantina. Avevo 22 anni. Il vino mi ha sempre appassionato, così ci misi tutta l’anima, viaggiando per assaggiare vini e lavorando in cantina, e dal 1973 ho sempre cercato di migliorare. Così mi accorsi con l’annata ‘79 che qualcosa avevo imparato e in questo vino c’era qualcosa di davvero interessante».

Una passione per il vino che ha sempre guidato il Marchese che racconta un aneddoto accaduto durante l’alluvione del 1966. «Ero ragazzo, a Firenze tutto era allagato, così mio padre mi mandò per un periodo in campagna con alcuni amici. Impiegai poco tempo per scoprire in cantina bottiglie degli anni ‘30 e ‘40. Così chiesi a mio padre di poterle aprire, ma lui rispose che prima voleva assaggiarle lui. Allora gliene aprii una visibilmente danneggiata dal tempo e così lui mi permise di bere le altre. In realtà era l’unica, le altre erano straordinarie. Questo piccolo stratagemma mi permise di trovare in quei vini grande ispirazione».

Degstazione vini Marchesi Gondi

Nella serie di annate in degustazione, man mano crescenti, si ritrova nel vino ancora grande tensione, struttura e carattere. La 1992 è capace di esprimere grande fascino, con tannini che si rincorrono con dolcezza. Sentori fruttati, floreali e agrumati che si rincorrono come in un caleidoscopio del territorio. Nella 1997 profondità e intensità con sentori di liquirizia e spezie. Nella 2000 grande freschezza e armonia con una bellissima nota fruttata, rotonda e delicata. Vini che rispecchiano la personalità del proprietario che possiede una sua idea stilistica e deve percorrerla, trasformando il sogno in convinzioni.

Oggi è il turno di Gerardo, entrato in azienda nel 2014, di portare i propri nuovi progetti. «Passo dopo passo, con il benestare di papà e l’aiuto di tutto il team – racconta – abbiamo iniziato a fare scelte di sempre maggior selezione dei filari e dei singoli grappoli. Villa Bossi diventa così, dal 2018, la miglior selezione di cantina e nasce il Poggio Diamante che diventa il Villa Bossi Terrae electae. Massima espressione del Chianti Rufina».