«Il mio arrivo a Castagneto Carducci è “casuale”. Arrivo da Varese e sono in vacanza con i miei, papà ingegnere, cognome e cromosomi sardi, e mamma insegnante, ed incrocio una proposta di lavoro da parte del proprietario di una fattoria del luogo. Sono fresco iscritto all’università di Agraria di Milano (mi laureo 4 anni dopo a Pisa) e subito, primo stage ottobre 74, inizio con la vendemmia. Il compito è pulire, servire le incombenze più umili, guardare e guardare, studio e lavoro». 

Con queste parole Michele Satta, racconta come tutto cominciò. Dalla rinuncia a quel “posto fisso”, a Roma in banca, alla scelta di Agraria, fino ad arrivare ad essere uno dei fondatori della Doc Bolgheri, piantare le proprie vigne, sviluppare l’azienda e raggiungere i vertici della qualità, con un’estensione vitata di 22 ettari di proprietà e 3 in affitto. «Ma stiamo facendo di tutto per comprarli» sottolinea Giacomo Satta, figlio di Michele. Un trentenne che prova la stessa passione del padre e la stessa voglia di approfondire la conoscenza del territorio, per riuscire a produrre i vini che ha in mente. Oggi è lui a guidare l’azienda, sotto lo sguardo sempre attento di Michele, che affida a Giacomo la linea stilistica dei vini. 

INTERVISTA A GIACOMO SATTA

Giacomo Satta

Giacomo Satta

Una mentalità aperta, basata sulle conoscenze agronomiche non sulle mode. La Bolgheri di Satta non è scontata, non segue le mode e non strizza l’occhio alle soluzioni semplici. «Gli ambienti chiusi, sempre uguali, generano poco senso critico» commenta Giacomo. Per esemplificare questo stile molto identitario, basti pensare alla scelta di piantare e coltivare il vitigno Viognier per realizzare un bianco in purezza. La strada più difficile, molto più semplice sarebbe stato scegliere un Sauvignon o uno Chardonnay. 

Ma i Satta accettano le sfide e molto spesso le vincono. Come con il loro Sangiovese in purezza, nonostante la tendenza a puntare sui vini internazionali, o con la scelta di piantare Syrah. Una duplice anima quella della cantina Michele Satta, una parte che risponde alle esigenze della tradizione di Bolgheri con tagli internazionali, ed una che esprime scelte enologiche di grande personalità.

Vini Bolgheri

Di seguito le etichette più significative.

“Giovin Re” il citato Viognier in purezza, scelta coraggiosa e perfettamente riuscita.

Un bianco intenso e floreale, una composizione aromatica aristocratica. 

“Piastriaia”, decisamente rappresentativo del territorio. Cabernet, Merlot, Sangiovese e una piccola percentuale di Syrah. Naso delicato ma fermo, ottimamente composito. Al palato giunge con la medesima nota delicata. 

“Syrah” un lavoro quello di Giacomo su questo vitigno attraverso fermentazioni a grappolo intero. Al palato grande freschezza e piacevolezza del sorso. 

Vini Bolgheri

“Cavaliere”. Sangiovese in purezza con affinamento in cemento non vetrificato perché il vino diventa più reattivo. Bella forza e intensità. Al palato gira in modo goloso e raffinato come un disco di ottima musica sinfonica. 

«Marianova è come un figlio» dice Giacomo. «Un Bolgheri che segue il disciplinare con 50% Sangiovese e 50 % Syrah. Seleziono le migliori espressioni delle uve e le metto in una bottiglia a edizione limitata per raccontare un territorio straordinario. Il manifesto della finezza di questi vitigni». 

E degustandolo siamo perfettamente d’accordo con Giacomo.