«Saremo in grado di convivere con il virus, come siamo stati capaci di rispettare le misure attuate in quarantena». Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, punta alla concretezza e alla consapevolezza, quali cardini della ripresa, insieme al rilancio economico e al sostegno a famiglie e lavoratori. «A questo proposito, abbiamo già stanziato 350 milioni», precisa.

 

 

Presidente, quali iniziative e strategie metterete in campo per consentire la ripartenza e il ritorno a una vita sociale?

La priorità resta la salute dei cittadini. Non possiamo vanificare i risultati ottenuti grazie soprattutto alle misure di distanziamento sociale e all’impegno di tutti i cittadini. L’allerta resta alta ma, nel frattempo, siamo al lavoro per la ripartenza: in attesa di un vaccino o di una cura, saremo costretti a convivere con il virus, ma lo faremo, ne sono convinto. Ognuno di noi si è abituato a misure di prevenzione e igiene che ci aiuteranno anche quando saremo tornati gradualmente alla nostra quotidianità, che vivremo comunque in maniera diversa. Più attenta, appunto. Quanto alla ripartenza economica, il Governo è chiamato a mettere a punto linee guida nazionali. In Emilia-Romagna abbiamo già definito insieme a tutte le parti sociali modalità condivise per riaprire garantendo la sicurezza a lavoratori e lavoratrici in alcune filiere produttive, soprattutto quelle che guardano all’export.

 

Quali passi per sostenere un’economia drammaticamente piegata dall’emergenza?

Abbiamo già deciso misure per oltre 350 milioni di euro per il sostegno a famiglie, lavoratori, imprese, studenti e nuovi investimenti. Oltre a prorogare bandi e scadenze e anticipare tutti i pagamenti possibili e i trasferimenti ai Comuni, soprattutto per nidi d’infanzia e welfare. In un momento così difficile, la leva pubblica è cruciale, è lo strumento più importante per una politica anticiclica che sia davvero efficace. Per questo stiamo definendo un piano di investimenti e opere pubbliche da diversi miliardi di euro, già finanziati. Inoltre, serve un robusto innesto di liquidità per aiutare le imprese a farsi trovare pronte alla ripresa: a questo scopo abbiamo stretto accordi con l’Abi e Confidi. Ma è chiaro che, più in generale, serve uno shock economico al Paese che può venire solo da ingenti risorse nazionali e, soprattutto, europee, senza condizioni e da restituire a lunghissima scadenza. Su questo Mario Draghi ha perfettamente ragione e l’Europa ha forse l’ultima occasione per dimostrare di esistere, al di là dei vincoli di bilancio.

 

 

Il turismo è un cardine del prodotto dell’Emilia-Romagna, come verrà sostenuto e soprattutto rilanciato?

È un settore strategico, che in cinque anni nella nostra regione ha visto crescere il proprio Pil dall’8 a oltre il 13% e rischia di pagare un prezzo molto alto a questa emergenza. Il confronto con gli operatori è costante, per soluzioni condivise. Stiamo lavorando a un piano regionale di rilancio che preveda modalità di riapertura sicure già per la stagione in arrivo, oltre a misure nazionali decise d’intesa con il Governo, come fondi a sostegno del comparto, accesso al credito, bonus vacanze, ovvero un voucher da spendere solo in Italia. Ci adopereremo perché i turisti scelgano la nostra terra e le nostre bellezze, grazie a soluzioni innovative.

 

 

L’emergenza ha mutato il suo rapporto con i cittadini?

La responsabilità è enorme. Come ho già detto, non possiamo nemmeno permetterci di piangere, dovendo gestire una situazione senza precedenti e, nello stesso tempo, indicare soluzioni che diano una prospettiva per il dopo, per il futuro. La crisi credo abbia dimostrato quanto sia importante conoscere a fondo il territorio che si amministra, per applicare tempestivamente provvedimenti difficili, ma decisivi per rallentare il contagio. Mi riferisco all’istituzione della zona rossa a Medicina, nel bolognese, o alle misure più restrittive sul distanziamento sociale e le attività economiche, prese nelle province di Piacenza e Rimini.

 

 

Cosa resterà di questa esperienza?

Non è finita, abbiamo ancora tanto lavoro da fare. Sono però convinto che la nostra vita conoscerà un prima e un dopo la pandemia. Abbiamo capito l’importanza di un servizio sanitario pubblico, universalistico, che cura chiunque, senza chiedere quanti soldi hai in tasca o da dove vieni. Almeno questo è quanto successo qui, in Emilia-Romagna, con la prova straordinaria data dalla nostra sanità regionale e da chi ci lavora. Ricordiamocelo quando sarà finita e dovremo ripartire da una cosa su tutte: investire nel sistema sanitario nazionale.

 

 

Se dovesse interpretare con un’immagine, o un singolo momento, quanto accaduto, quale sarebbe?

La decisione di chiudere il comune di Medicina è stata fra le più difficili da quando sono presidente della Regione. L’abbiamo presa di fronte ai dati medico-scientifici che indicavano un contagio molto preoccupante, per salvaguardare l’area metropolitana di Bologna dove abita quasi un terzo dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Abbiamo chiuso i punti d’accesso la notte, senza alcun preavviso, per evitare che le persone potessero andarsene. Non avrei mai immaginato di trovarmi un giorno in questa situazione, ma la storia credo ci dirà che abbiamo fatto bene. Anche grazie alla collaborazione commovente dei cittadini di Medicina e del loro giovane sindaco Matteo Montanari. 

 

 

Non appena tornerà un po’ di serenità e i suoi impegni lo consentiranno, dove andrà a farsi una bella passeggiata?

Intanto riabbraccerò i miei genitori senza dover avere timori. E con la mia famiglia andremo a mangiare una pizza, tutti insieme. Poi vorrei tornare a vedere il mio adorato volley dal vivo, al PalaPanini di Modena, a tifare i gialloblù insieme alle mie figlie.