Sono giorni complicati, attraversati da notizie tragiche, che impongono di ripensare al nostro rapporto con la Terra: il viaggio è diventato, oggi, un ricordo, da ripercorrere con la mente per riflettere e immaginare il futuro. Quante volte, in treno, lo sguardo si è rivolto verso i paesaggi che si susseguivano nel finestrino…

Ora è il tempo giusto e necessario per riflettere e “leggere” il significato di quei paesaggi: montagne, boschi, colline e campagne, borghi e città. Un viaggio mentale che diventa l’occasione per ragionare sul cambiamento e sulla complessità di equilibri naturali che fanno funzionare la Terra, il pianeta che ci ospita e che dobbiamo imparare a conoscere e curare meglio.

 

È necessario ricucire un rapporto in equilibrio con la natura, comprendere il ruolo e la funzione degli ecosistemi, riconoscere il valore delle risorse naturali e la fragilità dell’ambiente: un sistema connesso ed estremamente delicato che troppe volte è sottoposto a pressioni e sfruttamenti che interrompono cicli vitali, imprescindibili per la permanenza dell’umanità stessa. Ma anche guardare quei paesaggi ed entrare in relazione con ciò che avviene in quei boschi e in quelle montagne.

 

Abbiamo trascorso un inverno anomalo, con temperature alte e pochissima neve sulle vette: occorre capire questi segnali e prepararsi ad affrontare il cambiamento, ripercorrendo il legame tra il bianco della neve e l’azzurro dell’acqua che alimenta torrenti e falde. Significa cambiare punto di vista e allargare la visione, considerando il tempo necessario alla rigenerazione delle risorse: una foresta dove gli elementi naturali si combinano per ricostituire il suolo e l’acqua, per svolgere la funzione fondamentale di scambio con l’atmosfera. Sono ambienti che siamo abituati troppo spesso a osservare di sfuggita, come se fossero delle cartoline ferme nel tempo, dimenticando la vita che si svolge al loro interno.

 

La crisi climatica e la necessità di riallacciare una sintonia con la natura, apprendendo lezioni dall’esperienza e cogliendo le opportunità della conoscenza scientifica, comprendendo la relazione stretta che connette ogni fenomeno e descrive la necessità di agire a livello globale. No, non è sufficiente affermare che fa freddo e negare il cambiamento del clima: le dinamiche del clima non sono quelle del tempo meteorologico che ascoltiamo ogni mattina alla radio, ma rappresentano il segnale che ciascuno deve ricevere e far proprio. Non basta ricordarsi di prendere l’ombrello uscendo da casa, occorre diventare ogni giorno più consapevoli e responsabili; la banalità di non percepire il cambiamento come qualcosa che riguarda l’umanità intera è l’errore che non possiamo permetterci di fare. 

Mitigazione e adattamento sono gli strumenti che la comunità internazionale ha individuato per affrontare il cambiamento climatico, per ridurre le emissioni di CO2 e procedere verso un’economia basata sull’utilizzo di energia rinnovabile, rinunciando alle fonti fossili. Città e montagne, è qui che si deve comprendere la relazione che sarà fondamentale per il futuro: più del 70% degli abitanti dell’Unione europea saranno concentrati nelle aree urbane e l’equilibrio delle aree naturali sarà l’unica garanzia per permettere di avere acqua, suolo, cibo e continuare a guardare avanti.

 

La sfida del futuro è quella racchiusa nell’Agenda 2030 dell’Onu, con i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, capace di descrivere la relazione che lega ogni aspetto ambientale, sociale ed economico. Aree interne e aree protette non sono un lusso superfluo ma una priorità per un Paese in grado di affrontare le sfide del cambiamento e che intende darsi un percorso di sviluppo verso il futuro. Abbandonare una visione fondata sull’emergenza costante e avviare una stagione capace di creare innovazione e cogliere le opportunità della riconversione ecologica della società: sono queste le buone pratiche per investire in modo intelligente e creare condizioni migliori di adattamento ai cambiamenti climatici. Rappresentano la strada da intraprendere, serve il coraggio di guardare oltre e condividere idee e proposte.

 

Ridisegnare le città, favorire la rigenerazione urbana e la mobilità sostenibile, recuperare gli spazi realizzando bonifiche e progetti di rinaturalizzazione, promuovere lo sviluppo delle competenze e della capacità di gestire in modo sostenibile le risorse naturali: serve un cambiamento di paradigma che permetta di passare dal consumo alla tutela dell’ambiente. Le città devono diventare luoghi dove rinsaldare e restaurare lo spirito di comunità, cogliendo la sfida dell’innovazione realizzata con lungimiranza e intelligenza, sfruttando la chiave del cambiamento. Occorre ripensare a quale sarà il mondo trasformato dall’epidemia che richiederà l’impegno di ciascuno per ricominciare, per ricostruire il sistema di relazioni, scambi e opportunità, per immaginare lo sviluppo, inteso con il significato più alto, di progresso e di futuro.

Uno sforzo che avrà bisogno di memoria e competenza, con radici ben salde nei valori della bellezza e del patrimonio collettivo, reso ancor più importante per il rispetto di chi ha vissuto il dolore della perdita a causa del virus.

 

Voler bene alla Terra significa impegnarsi in modo concreto, agendo passo dopo passo per innestare capacità e visione, lavorando per diffondere conoscenza e riallacciando un rapporto equilibrato con la natura. Così, guardare il paesaggio dal finestrino può servire anche a questo, ad aprire la mente e ritrovare il gusto di riflettere sul futuro. Affrontare i periodi di crisi traendo idee nuove e investire con coraggio immaginando il domani: oggi dobbiamo essere in grado di ripercorrere quei paesaggi con la mente, guardando verso il cambiamento e le sfide che ci attendono. Sarà importante ricominciare a viaggiare con occhi ben consapevoli di quanto abbiamo affrontato, con la speranza di ricostruire un futuro migliore.