Settembre è un mese di passaggio, conduce all’autunno e induce alla malinconia. Avremmo potuto scegliere come colonna sonora di questo numero le note di September Morn e accompagnarle con i fotogrammi da groppo in gola di Autumn in New York. Avremmo potuto abbandonarci a un giustificato spleen, non lo abbiamo voluto. Perché settembre – finite le ferie – segna l’inizio di un nuovo anno, di studio e di lavoro. Una ripartenza che, mai più di oggi, vorremmo fosse rapida e decisa. E diventasse una sorta di risorgimento economico, culturale e morale.

Per questo abbiamo scelto le note di Giuseppe Verdi, accompagnandovi a Parma e al festival a lui dedicato. Note – nei vari periodi della sua opera – ora dense e vigorose, ora passionali e struggenti, e poi energiche, entusiastiche, patriottiche. Tutti ingredienti indispensabili perché l’appello a ripartire, ripetuto come un mantra da settimane, si concretizzi e produca effetti altrettanto concreti in ciascuno di noi. Ce lo chiede Verdi, in persona, dalla cover. 

La cover de La Freccia di settembre

Così, con l’Italia nel cuore, un’Italia coesa, volitiva e generosa, vi abbiamo proposto itinerari autunnali nelle terre dei nostri nobili vini, sangue nelle vene di un’economia agricola costretta a combattere tanto le avversità meteorologiche quanto quelle sanitarie; e a piedi, lungo la più antica e suggestiva via di pellegrinaggio documentata, dal Lazio fino alla grotta di Monte Sant’Angelo in Puglia. 

Poi vi abbiamo portato a conoscere alcune farmacie e ospedali storici italiani diventati in certi casi musei, come il Santa Maria della Scala di Siena, uno degli ospedali più antichi d’Europa; vi abbiamo condotto tra i suggestivi giochi d’acqua disegnati dalle tante cascate di cui è costellato il nostro territorio e infine a Trapani, Erice, Mozia, San Vito Lo Capo, fino alla Riserva dello Zingaro, di nuovo violentata, quest’estate, dalle fiamme di piromani indegni di essere definiti italiani. O meglio, semplicemente, uomini. Perché il rispetto per quello che i credenti chiamano il creato dovrebbe essere un sentimento innato, un dovere più che una virtù. E in quel creato, ricordiamocelo, c’è tutto. La natura e chi la abita. Noi e gli altri. La persona.

Erice (TP)

La Freccia si occupa di viaggi, di proporli e accompagnarli. E da sempre il viaggio è la metafora della vita. A tutti è nota la stazione di arrivo, non però il percorso, gli incontri, le scoperte che ci condurranno fin lì. La pandemia non è ancora alle spalle, ma ha evidenziato tutte le nostre fragilità. Da quelle dobbiamo iniziare un’altra tappa del viaggio. Per ragionare su questo abbiamo avuto l’onore di ospitare monsignor Matteo Maria Zuppi, cardinale e arcivescovo di Bologna. Si può dire che è salito in treno con noi. E ha trasformato quel treno virtuale in uno vero, sul quale «dobbiamo stare tutti… in primis i più deboli e fragili». E ha individuato le prime stazioni – «più lavoro, ambiente e cultura» – e il binario da seguire, «quello dell’ascolto, della relazione, del rispetto reciproco, della solidarietà». Insomma, ci ha regalato un’intervista densa di osservazioni e riflessioni, e ci ha consegnato una mappa, con un itinerario e degli obiettivi precisi. Se li condividiamo non ci resta che partire. In ogni caso, è «Settembre, andiamo». Ci è data davvero la possibilità di risorgere.
 

PS. Dopo cinque mesi di lockdown torneremo a stampare La Freccia. Tiratura limitata e diffusione nei soli FRECCIALounge e FRECCIAClub. Ma così, intanto, qualcuno potrà tornare a sfogliarlo, questo nostro e vostro magazine.